ServizioL’intervista a Raffaello Napoleone
Difficile fare previsioni per il 2024, ma i risultati del 2023 sono stati buoni: le stime di Confindustria Moda su dati Istat indicano una crescita del 4,9% e un fatturato di 11,8 miliardi, ben sopra i livelli pre Covid
di Giulia Crivelli
6 gennaio 2024
3′ di lettura
Mancano tre giorni all’inizio dell’edizione numero 105 di Pitti Uomo, la più importante manifestazione al mondo (la parola fiera è da anni riduttiva per descriverla) tra quelle dedicate alla moda maschile. «Un evento unico, un appuntamento che due volte all’anno permette di capire il presente e proiettarsi nel futuro e a maggior ragione in questo inizio di 2024, che si è aperto con tante incognite economiche e geopolitiche», spiega Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine, la società che ha ideato le manifestazioni di Firenze (a breve ci saranno Pitti Bimbo e Pitti Filati). Una unicità e completezza legata anche all’asse con Milano – dove il 12 gennaio, ultimo giorno di Pitti, inizieranno sfilate e presentazioni – e alla collaborazione tra Pitti Immagine e la Camera della moda, che organizza le settimane della moda uomo (e donna) di Milano.
Da anni abbigliamento e accessori maschili crescono a un ritmo persino superiore alla parte donna. Con che numeri si arriva al Pitti di gennaio?
Buoni: le stime di Confindustria Moda su dati Istat indicano per il 2023 una crescita del 4,9% e un fatturato di 11,8 miliardi, ben sopra i livelli pre Covid, anche per la percentuale di export, che nello scorso anno è arrivata al 73,2%, contro il 69,3% del 2019. Certo, il record del 2022, con il rimbalzo post pandemia e una crescita del 20,3% a 11,3 miliardi non è replicabile. Ma proprio perché sul 2024 è difficile fare previsioni Pitti è l’occasione per confrontarsi e qui, altra nostra particolarità, non ci sono solo i grandi marchi e i compratori del prodotto finito. Tra i visitatori abbiamo rappresentanti dell’intera filiera del tessile-moda.
Pitti Immagine Uomo 2023 – Fortezza da Basso (Imagoeconomica)
La Fortezza da Basso, storica sede delle fiere di Pitti Immagine, ha avviato i tanto attesi lavori di riqualificazione. Che effetto ha avuto sull’offerta degli spazi?
Abbiamo cercato di limitare al minimo i disagi per gli espositori e cercato di non deludere le aziende che da sempre ci scelgono e quelle che, stagione dopo stagione, chiedono di essere presenti per la prima volta. I marchi saranno 832, il 46% dei quali dall’estero: è un dato importante, perché consente di avere un quadro ancora più completo dell’evoluzione della moda maschile. Ma tengo molto a ricordare gli eventi speciali, con sezioni dedicate ai giovani stilisti tedeschi e agli artigiani e marchi dal Giappone, forse il Paese che da sempre più apprezza l’eccellenza italiana e ne condivide i valori legati sia all’artigianalità sia alla costante innovazione su materiali e stili. Senza dimenticare mostre e allestimenti speciali tra gli stand.