Estratto dell’articolo di Marco Grasso per “il Fatto Quotidiano”
Barbe finte, Paesi esteri, affari e politica. La ragnatela di rapporti del più fidato consigliere di Matteo Renzi è stata ricostruita dalla Guardia di Finanza su richiesta del Copasir, un documento di 457 pagine che il Fatto ha letto.
Tutto comincia alla fine del 2021, dopo le prime conferenze di Renzi in Arabia Saudita. Siamo nel pieno dell’inchiesta sui presunti finanziamenti illeciti alla Fondazione Open. L’allora presidente Adolfo Urso chiede ai pm di Firenze atti che possano avere rilevanza per il comitato parlamentare di controllo sui servizi.
E cioè, che costituiscano potenziali rischio per la sicurezza nazionale, gli interessi militari, economici o scientifici dell’Italia. È così che nasce un’informativa ad hoc su un solo indagato: Marco Carrai. Si basa su chat e mail sequestrate.
Nel 2022 la Cassazione annulla il sequestro, così il documento non viene mai depositato agli atti dell’inchiesta. La relazione è inviata al solo Copasir. Un atto illegittimo per Carrai, che per questo ha denunciato i pm di Firenze. Archiviati: non era un reato. La denuncia, paradossalmente, ha portato al deposito di atti, fino a quel momento coperti da segreto. Atti che spiegano perché in quelle chat c’era materiale rilevante per la sicurezza nazionale.
“Carrai – scrive la Finanza – ha intrattenuto chat e corrispondenza email con esponenti dei servizi e delle forze di polizia”: ha “rapporti con esperti di cybersecurity con trascorsi negli apparati israeliani, alte cariche dello stato di Israele, nonché il presidente del Togo e personalità collegate”.
marco carrai agnese landini renzi
Nel mirino ci sono viaggi e tavoli paralleli in Arabia Saudita, Qatar, Azerbaijan, Argentina, Israele: “Carrai ha avuto un ruolo di intermediario con soggetti che manifestavano interesse a incontrare Renzi, vi sarebbero stati incontri in cui lo accompagnato a meeting con personalità politiche e imprenditoriali in Italia e all’estero, in taluni casi coevi all’avvio della Wadi Ventures”. Accade a New York e Washington nel 2012, alla presenza di Netanyahu, e a Gerusalemme con il vicepremier israeliano Shalom.
Gli amici israeliani
Carrai fonda la Wadi Ventures nel 2012, agli albori dell’Opa renziana sul Pd: sede in Lussemburgo, raccoglie investimenti in Italia, alcuni sostenitori di Open, e reinveste a Tel Aviv. Fra i compagni d’avventura ci sono Jonathan Pacifici e Reuven Ulmansky. Quest’ultimo si trascina la fama di ex spia. Esperti israeliani ritornano anche nella Cys4, che si occupa di cybersicurezza. Carrai ambisce a fare “quello che faceva Minniti”, e cioè il sottosegretario con delega ai Servizi. Ma questi legami, di cui aveva già scritto il Fatto, lo azzoppano.
Nel 2016 si riparla di lui come possibile superconsulente per la cybersecurity. A gennaio è a cena in Israele il direttore del Mossad Yossi Cohen, un incontro che preannuncia a Marco Minniti: “Se non crea problemi (ma non credo perché non si saprà) – scrive – Yossi è un amico”.
Un primo incontro tra i due risale al luglio 2015. Si evince da una mail, oggetto “questione gas”, inoltrata a Matteo Renzi: “Può aiutare nelle relazioni commerciali con l’India – dice Carrai di Cohen – Cercano oil company italiane per il loro giacimenti. Si aspettano un aiuto presso gli Usa su Iran e vogliono parlare di relazioni commerciali tra Italia e Israele e dei nostri ottimi rapporti con l’Egitto”.
La mail è indirizzata a due diplomatici italiani: Armando Varricchio, segretario della Farnesina, e Francesco Talò, ambasciatore in Israele. Questo attivismo porta Carrai alla nomina a console onorario di Israele a Firenze, nomina sollecitata in più occasioni all’ambasciatore israeliano in Italia Ofer Sachs: “Vorrei diventare console onorario a Firenze – scrive Carrai nel 2017 -Pensi che sia possibile? Che passi dovrei compiere?”.
Il fascino per le spie
MARCO CARRAI FRANCESCA CAMPANA COMPARINI
“Credo di essere apprezzato nei servizi”, scriveva Carrai a Renzi nel 2015. E in effetti, annota la Finanza, non gli mancavano “frequenti e diretti contatti” con dirigenti come Giampiero Massolo (direttore del Dis) e Alberto Manenti (direttore dell’Aise); funzionari come Benny Nirestein (Aise, figlio di Fiamma Nirestein), Giuseppe Del Deo (Aisi, servizio interno) e Valerio Blengini, capocentro Aisi a Firenze diventato vicedirettore; ufficiali di carabinieri, polizia e Gdf.
Il nome di Manenti ritorna in una mail sequestrata a Carrai del 28 dicembre 2018, oggetto “Domani”, inviata da Matteo Renzi. È un promemoria di un viaggio in Qatar del 29 dicembre, dove nella terzultima riga è riportato il riferimento: “Incontro con Manenti su cyber”.
Manenti è citato pure dall’antiriciclaggio di Bankitalia, che segnala un socio di Carrai: Leonardo Bellodi, ex dirigente Eni. Fino al 2021 è socio di Carrai nella Cys4, insieme all’esperto di cybesecurity israeliano Ofer Malka. […]
L’oligarca vicino a Putin
Nell’ottobre del 2014 Carrai scrive a Renzi: “Dopo che mi ha dato via libera ho preso contatto con Sechin. Ho avuto l’ok di Manenti all’incontro”. E ancora: “Ti ci vuole qualcuno che faccia questo per te, che conosca di economia e di questi mondi. Non sono cose da Pdc (Presidente del consiglio, ndr)”.
Sechin è un oligarca russo molto vicino a Putin, Ceo del colosso petrolifero Rosneft. Soprannominato Dart Vader, è un ex spia del Kgb che guida una fazione politica di ex agenti. Nel 2014 gli Usa lo sanzionano per il ruolo nelle sommosse in Ucraina. Nel 2016 Sechin è tra i protagonisti di 11 accordi bilaterali firmati tra Italia e Russia, valore 1 miliardo, annunciati a San Pietroburgo da Renzi e Putin. Nel 2022, a seguito dell’invasione in Ucraina, Sechin è colpito da sanzioni Ue e sequestri Finanza. Nell’informativa della Guardia di finanza sono citati contatti con altri imprenditori russi, come Fares Kilzie e Oleg Tinkov.
Contatti in Togo
MARCO CARRAI NUOVO CONSOLE ONORARIO DI ISRAELE
Nel novembre del 2019 una conoscente togolese della famiglia Carrai viene fermata con 125mila euro in contanti all’aeroporto di Firenze. Viene da Parigi, è una collaboratrice del presidente del Togo Faure Gnassingbè. Quei soldi servirebbero per acquistare una casa e delle magliette.
Carrai e la moglie Francesca Campana Comparini vengono indagati per riciclaggio. La Procura archivia tutti – non c’è prova della provenienza illecita del denaro – ma rimarca “non pochi elementi di opacità”. La difesa di Carrai esulta, e sottolinea come quel sequestro fosse illegittimo.
Il Togo ritorna ancora una volta nell’informativa della Finanza, che registra una serie di messaggi, 36, tra Carrai e Gnassingbè, che Carrai ha memorizzato sulla rubrica come “Furetto Togo”. C’è traccia nel 2016 di contatti con l’ambasciatore togolese in Francia Calixte Madioulba: “Il diplomatico faceva presente di trovarsi a New York e chiedeva a Carrai quando avrebbe potuto parlare. Si desume anche che Carrai era a New York al seguito di Renzi”.
francesca campana comparini marco carrai
In un altro messaggio, il 6 febbraio 2018, Carrai invita a Firenze un importante uomo d’affari mediorientale, a un incontro con il presidente del Togo: “Sarebbe l’occasione per un buon affare”. Del Togo e della Nigeria, rimarcano ancora gli inquirenti, parlano i soci di Carrai come di possibili “proiezioni” per attività legate alla cybersecurity.