Addio a Franz Beckenbauer, il Kaiser del calcio tedesco e mondiale

Campione del mondo come calciatore (1974) e allenatore (1990), presidente onorario del Bayern Monaco, Beckenbauer è deceduto domenica scorsa, all’età di 78 anni

11 settembre 1945 – 7 gennaio 2023

Campione del mondo come calciatore (1974) e allenatore (1990), presidente onorario del Bayern Monaco, Beckenbauer è deceduto domenica scorsa, all’età di 78 anni

di Marco Bellinazzo

8 gennaio 2024

(EPA)

3′ di lettura

I tifosi italiani lo ricordano soprattutto come uno dei protagonisti della semifinale di Messico 1970 tra Italia e Germania, quella del leggendario 4 a 3. Ma Franz Beckenbauer è stato molto di più di un fortissimo calciatore, uno dei migliori della sua generazione. La sua figura è assurta dai campi di calcio all’immaginario collettivo come un sinonimo di forza, eleganza e determinazione, quelle doti che gli procurarono il soprannome di Kaiser e che lo rendono di diritto una icona del calcio senza tempo.

Beckenbauer, malato da tempo, si è spento domenica 7 gennaio all’età di 78 anni. La famiglia lo ha comunicato con queste parole: «È con profonda tristezza che annunciamo Franz Beckenbauer è morto serenamente nel sonno circondato dalla sua famiglia. Chiediamo che ci sia permesso di piangere in pace e che ci venga risparmiata qualsiasi domanda».

Simbolo della nuova Germania

Era nato l’11 settembre del 1945 a Monaco di Baviera. E per quasi mezzo secolo è stato anche il simbolo della nuova Germania post conflitto mondiale. Figlio di un direttore dell’ufficio postale, cresciuto nel quartiere popolare e operaio di Obergiesing, nel sud della capitale bavarese, scopre il calcio all’SC 1906 Monaco per poi approdare al Bayern nel 1964, quando non ha ancora 19 anni. Proprio al Bayern trascorre gran parte della sua carriera interpretando in modo originale e nuovo il ruolo di libero dietro alla difesa, dopo aver iniziato da mediano. Proprio questa predisposizione al gioco e l’innata intelligenza calcistica ne fanno uno dei primi difensori a partecipare alla costruzione della manovra: praticamente un marchio di fabbrica.

Il palmares

Il suo palmares si arricchisce anno dopo anno: vince quattro scudetti e altrettante Coppe di Germania, due Palloni d’Oro (nel 1972 e nel 1976, divenendo il primo difensore ad essere insignito per due volte dell’ambito premio), oltre a tre successi consecutivi in Coppa dei Campioni. Con la Nazionale tedesca conquista il Campionato Europeo nel 1972 e la Coppa del Mondo del 1974, proprio nello stadio olimpico di Monaco. Dopo una prima esperienza oltreoceano nei New York Cosmos, con Pele’, dall’80 all’82 milita nell’Amburgo, dove vince un altro campionato prima di chiudere la carriera ancora con i Cosmos.

Dal campo alla panchina

Dal campo passa alla panchina. E dopo essere stato Campione del mondo come giocatore, lo diventa 26 anni dopo, nel 1990, anche come allenatore sedendo sulla panchina di quella nazionale tedesca che a Roma batte l’Argentina in finale. Diventa il secondo campione del mondo sia da giocatore che da allenatore, dopo il brasiliano Mario Zagallo, vittorioso con la nazionale brasiliana nel 1958 e nel 1962 da giocatore e nel 1970 da allenatore, e per ironia della sorte deceduto lo scorso 5 gennaio. Da allenatore di club ha guidato l’Olympique Marsiglia e il Bayern Monaco, conquistando il campionato tedesco 1993-1994 e la Coppa UEFA 1995-1996.

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