Chi erano i due italiani (sfortunati) che costruirono il Canale di Suez

Il rebus ingegneristico venne risolto dall’ingegnere Negrelli. I lavori vennero finanziati da Revoltella, uno dei primi soci delle Generali. Nessuno dei due vide il Canale finito

di Massimo Sideri

Il rebus ingegneristico venne risolto dall’ingegnere Negrelli. I lavori vennero finanziati da Revoltella, uno dei primi soci delle Generali. Nessuno dei due vide il Canale finito

Questo testo uscito sulla newsletter dedicata a scienza e innovazione tecnologica di Massimo Sideri, One More Thing. Per iscriversi cliccare qui

Capita di trovarsi a Trieste. E talvolta capita anche di entrare per un caso fortuito in un museo dove non saresti mai entrato: per me accaduto con il Museo Revoltella. Pochi mesi fa sono stato invitato dall’Universit Sissa di Trieste per parlare di comunicazione scientifica durante l’omonimo Convegno nazionale con l’amico scienziato Claudio Tuniz. L’incontro si teneva presso il Palazzo Revoltella il cui ingresso alla sala delle conferenze non lascia presagire nulla sulla bellezza degli appartamenti. E’ cos che, seguendo il caso e la necessit (formula a cui, in definitiva, lo stesso Charles Darwin faceva risalire la selezione della specie), ho scoperto la storia del barone Pasquale Revoltella, uno dei primi finanziatori del canale di Suez, nonch uno dei primi azionisti delle Assicurazioni Generali.

Il museo merita la visita non solo perch testimonia, con la collezione privata di opere, quadri e sculture, la ricchezza che Revoltella riusc ad accumulare nella Trieste dell’Ottocento, ma perch in quegli appartamenti sono conservati gli appunti, gli studi e anche i quadri commissionati durante il viaggio che il barone fece in Egitto proprio in vista della costruzione del Canale di Suez. Le mappe e gli studi del museo mostrano una cosa che anche ora che la crisi del Mar Rosso ne sta facendo tornare a galla l’importanza per i commerci mondiali, diamo un po’ per scontata: quella del Canale fu una delle pi importanti opere ingegneristiche e tecnologiche dell’Ottocento. Il risultato dei progressi scientifici e tecnologici che erano stati ottenuti grazie alla rivoluzione industriale.

Come noto, difatti, di un passaggio che mescolasse le acque del Mar Rosso e del Mediterraneo si vagheggi – senza riuscire a portarlo a termine – gi all’epoca dei Faraoni nel 600 a.C (storie di Erodoto). Se ne trova traccia anche in Plutarco: la regina Cleopatra, prima della fine, tent di usare i resti di un canale per mettere al sicuro il suo esercito, senza riuscirvi. Anche Napoleone Bonaparte ipotizz di tagliare l’istmo che collega Suez, sul Mar Rosso, con Port Said, sul Mediterraneo. Ma in realt le varie analisi portarono sempre a uno stop a causa soprattutto del dislivello importante tra i due mari e della lunghezza del tragitto: 164 km di navigazione. Fino a quando un ingegnere italiano di cittadinanza austriaca, Luigi Negrelli, non progett il canale. Giustamente il Canale legato al nome del diplomatico francese Ferdinand de Lesseps, detto “il grande francese”. Oltre al Canale di Suez lavor difatti anche a quello di Panama.

Per capire oggi l’importanza e l’effetto che ebbero sull’immaginario collettivo i lavori mastodontici dei canali basta una storia di scienza: quella di Giovanni Schiaparelli, l’astronomo peraltro cugino di Ernesto Schiaparelli, l’egittologo a cui dobbiamo il museo Egizio di Torino, il primo al mondo (la sua apertura anticip anche quella del museo de Il Cairo, di cui il mondo aspetta l’apertura ritardata dal Covid e dalla pandemia). Basterebbero due date: il Canale di Suez venne inaugurato il 17 novembre 1869. Durante la grande opposizione di Marte del 1877 Schiaparelli fece le famose osservazioni che lo portarono a concludere che su Marte potevano esistere dei canali. Dunque 8 anni dopo: solo guardando i giornali dell’epoca si pu capire quanto il nuovo paradigma dei canali fosse il nuovo metro su cui misurare il mondo.

L’immaginazione di Schiaparelli ne fece le spese vedendo indizi di una civilt aliena laddove non c’era (si scopr dopo che era un difetto delle lenti dell’epoca e delle rifrazioni).

Come dimenticare poi Mars Attacks! di Tim Burton su un altro ritornello antico, quello sull’esistenza dei marziani? Ebbene quel sogno cominciato a Milano, a Brera, a pochi passi dalla Scala: lo stesso Matt Damon, il protagonista del film The Martian, per tornare sulla Terra deve conquistare il cratere Schiaparelli. Il cratere esiste sul serio sul Pianeta Rosso e venne chiamato cos proprio da Giovanni Virginio Schiaparelli, l’astronomo che dall’osservatorio di Brera fu uno dei primi divulgatori di Marte (l’osservatorio si pu ancora visitare e si trova nell’edificio dell’Accademia di Brera).

La Domenica del Corriere del 28 ottobre del 1900 cos lo presentava in un’immagine a tutta pagina: “Il grande astronomo Schiaparelli dell’osservatorio di Brera”. Molto popolari anche presso il grande pubblico furono i suoi lavori pubblicati in tre libri: “Il pianeta Marte” del 1893, “La vita sul pianeta Marte” del 1895 e “Il pianeta Marte” del 1909. Fu Schiaparelli che osserv, disegn e battezz i canyon marziani come “i canali di Marte”. Schiaparelli pubblic anche una mappa nel 1888 che fece il giro del mondo
(guarda qui la mappa originale). Fu quel termine che, tradotto in canals (che in inglese si usa solo per le fabbricazioni umane), aliment il sogno anglosassone di una vita possibile su Marte. E’ per questo che ancora oggi parliamo di marziani e non, per esempio, di gioviali o lunari.

Schiaparelli da parte sua non sembr sempre convinto della possibilit di una qualche forma di vita civilizzata sul pianeta che dista, con le attuali tecnologie, circa 7-8 mesi di viaggio. Ma vista la fama che gli procur a un certo punto decise di non negarla (per chi avesse curiosit qui la puntata del mio podcast Geni Invisibili dedicata al Mito di Marte con la space architect del Mit, Valentina Sumini). Nel suo secondo libro, poco pi in verit di un diario di lavoro, dopo aver battezzato i mari interni con nomi come Adriatico, Tirreno, Cimmerio, Sirenio, scrive: “Adunque la grande inondazione boreale di Marte, risultando dallo scioglimento di nevi cadute in terreno prima asciutto, e non essendo mescolata alle acque di un Oceano, sar libera da quei sali e da quelle mescolanze, da cui non si pu dubitare che sia inquinato l’Oceano australe del pianeta. Ne possiamo concludere, che se nelle parti asciutte o continentali della superficie di Marte vi vita organica, gli esclusivamente o quasi esclusivamente allo sciogliersi delle nevi boreali che deve la sua esistenza: gli dalla giusta e opportuna ripartizione delle acque venenti dal polo nord, che dipende il suo progresso e il suo sviluppo. E se in Marte esiste una popolazione di esseri ragionevoli capace di vincere la Natura e di costringerla a servire ai propri intenti, la regolata distribuzione di quelle acque sopra le regioni atte a coltura deve costituire il problema principale e la continua preoccupazione degli ingegneri e degli statisti”.

Tra gli assertori dell’origine artificiale dei canali a seguito delle mappe dell’astronomo milanese vi fu il collega americano Percival Lowell che divenne il pi fanatico divulgatore dell’esistenza di una civilt aliena su Marte. Milano, Hollywood, mondo. Il
fatto poi che in pochi sappiano in Italia chi Schiaparelli forse il risultato di quel disamore per la nostra scienza che ancora oggi fa molti danni, non solo culturali.

D’altra parte dobbiamo ricordare che il Canale di Suez cambi rotte commerciali secolari: permise difatti di evitare di passare dal Capo di Buona Speranza che era stato doppiato alla fine del Quattrocento dall’esploratore Bartolomeo Diaz. Come mai il navigatore si prese questo rischio? Nel 1453 era caduta Costantinopoli. La fine dell’Impero Romano d’Oriente rese pi complessa la via che per secoli aveva collegato Asia ed Europa, portando purtroppo, attraverso i ratti delle navi dei navigatori genovesi, anche la Peste nera del 1348, quella che port la popolazione europea, secondo le stime, da 75 a 25 milioni di abitanti. Insomma, l’Ottocento fu il secolo dei canali. E, appunto, il barone Revoltella se ne innamor fino a diventare il vicepresidente della societ francese che aveva acquisito i diritti di sfruttamento per 99 anni: la Compagnia universale del Canale di Suez. Nel 1861 fece il suo viaggio, durato circa due anni, in Egitto. Purtroppo, mor poche settimane prima dell’inaugurazione del Canale: l’8 settembre del 1869. In questo il destino lo unisce allo stesso Negrelli che mor nel 1858 pochi giorni dopo aver ricevuto la direzione dei lavori a Said per la messa in pratica del suo progetto. Anche lui venne presto dimenticato e cancellato dalla storia del Canale di Suez. E nessuno dei due riusc a vedere il Canale di Suez finito.

Corriere della Sera anche su Whatsapp. sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati.

17 gennaio 2024 (modifica il 17 gennaio 2024 | 01:30)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *