Anche il Giappone atterra sulla Luna Ma di chi sono le risorse spaziali?

Il trattato del 1967, firmato dalle superpotenze, sancisce il divieto all’occupazione. Ma un atto del congresso Usa del 2015 apre allo sfruttamento anche privato delle risorse. Il rischio di esportare l’antropocene legato alla nuova corsa allo spazio

di Massimo Sideri

Anche il Giappone arriva sulla Luna: ma di chi sono le risorse spaziali? Il trattato del 1967, firmato dalle superpotenze, sancisce il divieto all’occupazione. Ma un atto del congresso Usa del 2015 apre allo sfruttamento anche privato delle risorse. Il rischio di esportare l’antropocene legato alla nuova corsa allo spazio

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Da qualche giorno un nuovo oggetto artificiale parcheggiato sulla superficie della Luna: lo Slim, acronimo di Smart Lander for Investigating Moon. Con esso il Giappone diventato il quinto Paese, dopo Unione sovieticaRussia, Usa, Cina e India, a poter dire di essere atterrato sul nostro satellite.

Lo Slim ha registrato un nuovo record di “precisione” atterrando in un raggio di 100 metri rispetto alle previsioni. Un risultato da orologiai svizzeri: ricordiamo che la Luna si muove e dista dalla Terra in media 384 mila chilometri (circa dieci volte la circonferenza della Terra cos come misurata nel (+ o -) 250 avanti Cristo da Eratostene, filosofo e scienziato di cui avevamo parlato qui nel giallo matematico dei numeri primi, scoperti in Africa 20 mila anni fa).

In realt, appena certificato il record, il lander Slim ha avuto un problema con le celle solari e si sta ora cercando di capire se rimarr come rottame sulla Luna, oppure se potr essere utilizzato per delle indagini scientifiche. Uso il termine rottame non a caso e non alla leggera.

Da una parte evidente che siamo nel mezzo di una nuova entusiasmante corsa alla Luna e allo spazio. E Amalia ercoli Finzi, professoressa emerita del Politecnico di Milano, soprannominata la Signora delle Comete per aver ideato e portato a termine la missione Rosetta, consulente della Nasa e dell’Esa, ha detto al Corriere che “le ragioni che oggi ci portano nello spazio sono prima di tutto evitare quelle che ci avevano gi portato allora a questa conquista”. Secondo la professoressa Ercoli Finzi la stessa fine anticipata delle missioni Apollo, rispetto alle previsioni, fu determinata proprio dall’esaurirsi del solo scopo politico di quel braccio di ferro per la supremazia mediatica negli anni della Guerra fredda (per chi avesse voglia linko qui il lungo dibattito di oltre un’ora che abbiamo avuto presso la Fondazione Corriere della Sera, nell’ambito del ciclo di incontri di divulgazione scientifica che curo, 10 parole per capire il presente, in cui ne abbiamo discusso anche con gli astronauti Maurizio Cheli e Luca Parmitano).

Dall’altra parte, senza nulla togliere all’importanza di questa nuova frontiera e alle sue motivazioni, non possiamo dimenticare che i “rottami” stanno aumentando, tanto che secondo alcuni scienziati bisogna iniziare a parlare di un rischio “antropocene anche per la Luna” (qui l’articolo di “Nature” in cui si usa questo termine per la prima volta: The case for a lunar anthropocene).

Se dobbiamo cercare un certificato di nascita per questo pericolo il 13 settembre 1959. Il 1959 un anno incredibile: viene commercializzata la prima bambola Barbie, Fidel Castro entra all’Havana e prende il potere per non lasciarlo pi se non da morto, l’Unione sovietica lancia Luna 1, il primo oggetto artificiale ad uscire dall’orbita terrestre, la Cina occupa il Tibet, primo caso di Aids, viene pubblicato il primo fumetto di Asterix, Aldo Moro diventa segretario generale della Dc, Miles Davis registra Kind of Blue e, appunto, Luna 2 dell’Urss si schianta sulla superficie lunare. Da allora sono state innumerevoli le missioni finite sulla Luna, sia bene che male: la stessa missione giapponese segue il fallimento di un altro atterraggio sempre nipponico di circa un anno fa.

In ogni caso il materiale che dal 1959 ad oggi ha occupato il suolo lunare non stato mappato, ma non per questo da sottovalutare. La Luna non per ora un cimitero di lander. Ma dobbiamo evitare che lo diventi. Anche perch tutto ci non che il preambolo di una nuova era di “colonizzazione” della Luna, vero obiettivo della missione Artemis di Nasa ed Esa (Artemide, un nome non scelto a caso: era la sorella gemella di Apollo, figli di Zeus. E ora uno degli scopi dichiarati delle missioni appena rinviate dal presidente Usa Joe Biden al 2025 non solo riportare gli uomini sulla Luna, ma portarci le donne).

Anche il Giappone ha subito annunciato che parteciper alle prossime missioni dell’India, nuova nazione che vuole usare il muscolo spaziale anche per dimostrare la propria valenza geopolitica, come ha fatto la Cina negli ultimi anni riportando sulla Terra delle pietre lunari, cos come avevano fatto gli americani con le missioni Apollo (per inciso: studiando le pietre lunari che siamo giunti alla conclusione che probabilmente il nostro satellite altro non che un grosso pezzo del nostro Pianeta staccatosi in seguito a una collisione e rimasto imprigionato dalla gravit terrestre).

Ce n’ abbastanza per dire che il famoso cortometraggio “Viaggio sulla Luna” di Georges Mlis del 1902, primo film di quella che oggi chiamiamo fantascienza (qui per quando avrete 15 minuti da dedicare a un capolavoro costato allora una cifra colossale: 10.o00 franchi*) non aveva poi esagerato cos tanto con l’immaginazione pensando che il satellite non sarebbe stato felice di essere colpito da un missile proprio in un occhio. Non quello che stiamo rischiando di fare?

*Come valutare il potere di acquisto di 10 mila franchi del 1902? Ce lo insegna l’economista Carlo Maria Cipolla (lo stesso dell’eroico pamphlet “Allego ma non troppo”, scritto inizialmente per gli amici e poi diventato un caso editoriale): Cipolla, da storico dell’economia, ha scritto paper e libri illuminanti sul potere di acquisto della cultura nei secoli dimostrando che un libro, fino agli inizi dell’Ottocento, poteva costare come una coppia di mucche, cio l’equivalente per sfamare e mantenere in vita un famiglia, per anni. In questo caso ci viene in aiuto il Gold standard, il sistema monetario che fino alla Grande depressione (venne ripreso parzialmente dopo la Seconda guerra mondiale e fino al 1971) definiva l’esatto valore in oro delle monete: un franco francese valeva all’inizio del Novecento circa 0,3 grammi di oro.

Dunque 3 franchi erano un grammo d’oro, 30 franchi dieci grammi, 300 franchi cento grammi, 3000 franchi 1000 grammi.

Bisognerebbe ora calcolare cosa si potesse comprare in quell’epoca con oltre 3 kg d’oro. Ma abbastanza per capire che Mlis spese una fortuna. La vista del film d’altra parte, sebbene sia chiaro il debito nei confronti della forma teatrale, fa comprendere come gli “effetti speciali” fossero il grattacapo economico del regista francese. Effetti speciali che, nonostante tecniche di ripresa sempre pi avanzate, sono rimasti concettualmente sempre gli stessi fino alla prima trilogia di Star Wars, quando George Lucas us dei modellini per le riprese delle battaglia stellari. Fu lo stesso Lucas che svilupp poi la prima societ che utilizz i computer e il digitale per gli effetti speciali, venduta poi a un certo Steve Jobs che ne fece la Pixar. Sembrano passati secoli.

Visto che abbiamo parlato di denaro vale la pena chiudere con un’informazione. Ma di chi sono lo spazio e i pianeti? Di chi sono e chi pu sfruttare le risorse che vi potrebbero essere trovate? Il diritto spaziale risale al trattato del 1967, firmato da oltre 100 Paesi e, comunque, da quelle che al tempo si chiamavano superpotenze: secondo questo accordo “lo spazio extra-atmosferico non soggetto ad appropriazione n rivendicandone la sovranit, n occupandolo, n con ogni altro mezzo”. Insomma, non vale la legge del Far West dove chi arriva per prima occupa. Per nel 2015 il Congresso Usa, con il U.S. Commercial Space Launch Competitiviness Act ha riconosciuto alle societ americane anche private (sebbene debbano prima essere formalmente autorizzate a viaggiare) il diritto di sfruttare le risorse minerarie di pianeti ed asteroidi. Insomma, forse la riflessione sull’antropocene spaziale non cos fantascientifica come potrebbe apparire a una prima occhiata.

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24 gennaio 2024 (modifica il 24 gennaio 2024 | 08:45)

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