Il 24 gennaio 2024 è stato il 40esimo anniversario del primo Macintosh. Sì, sono passati 40 anni da quando il giovane Steve Jobs presentò il personal computer che avrebbe cambiato il modo in cui la società si interfaccia con la tecnologia: prima di quel momento, possedere un dispositivo di questo tipo era più che altro da professionisti e hobbisti, mentre i Macintosch erano prodotti pensati in maniera mirata anche per le famiglie e per le persone più insospettabili.
Questa ricorrenza, però, può essere anche l’occasione giusta per riflettere anche sul futuro della tecnologia. Quali saranno le novità vincenti per le nuove generazioni? Sarà l’intelligenza artificiale a rendere ancora più “personale” il nostro modo di interagire con la tecnologia?
Un’altra generazione, anche di appassionati
Per un settore alla costante ricerca di innovazione, 40 anni possono sembrare un’era geologica. Eppure, siamo sicuri che più di qualche lettore si ricordi con precisione quel 1984, anno che ha dato il nome anche all’iconico spot Apple per il primo Macintosh. Per chi non sapesse a cosa stiamo facendo riferimento, si tratta di una pubblicità trasmessa durante il XVIII Super Bowl diretta da Ridley Scott – sì, il regista di Blade Runner – e oggi disponibile in un restauro 4K su YouTube.
Una pietra miliare per il mondo del marketing, a cui ancora oggi si guarda come case study. Si dice che Steve Jobs lo amasse, mentre il consiglio di amministrazione di Apple dell’epoca un po’ meno, ma il resto è storia.
Futuro distopico. Una figura autoritaria delinea la volontà di “unificare il pensiero“, mentre le masse camminano quasi ipnotizzate verso la sala in cui assistere al discorso. Tutt’a un tratto, compare una figura di rottura: una donna in canotta che non ha paura di utilizzare un grande martello lanciandolo in aria per infrangere il maxischermo e aprire le porte a un futuro più colorato e libero rispetto alla società totalitaria rappresentata da George Orwell nel romanzo “1984”. Insomma, niente utilizzo malvagio della tecnologia, anzi: Apple la vede come un mezzo per dare a tutti una maggiore libertà. C’è poco altro da dire su quello che oggi è considerato un cult del mondo pubblicitario.
Le vendite del personal computer iniziarono proprio il 24 gennaio 1984, mentre il traguardo delle 50.000 unità vendute per la serie Mac, come indicato da ET Telecom, arrivò circa tre mesi dopo. Entro la fine dell’anno si arrivò, invece, a circa 372.000 unità vendute, perlomeno secondo le stime di Jeremy Reimer, Technology Historian. Il resto è risaputo: un nuovo formato di tecnologia entrò nelle case delle persone, rendendo personal il mondo dei computer.
Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti. Basti pensare alla rivoluzione degli smartphone, di fatto iniziata sempre con Apple e Steve Jobs il 9 gennaio 2007, con la presentazione del primo iPhone.
Nel caso dell’iPhone, Apple ci ha abituato a milioni di unità vendute in tempi rapidi, ma questa è un’altra storia.
Tornando a noi, il pensiero che sorge spontaneo all’alba del 2024 è relativo alla recente presentazione di Rabbit R1: un dispositivo che utilizza l’intelligenza artificiale per rendere più personale la tecnologia, cambiandone anche formato. Vi ricorda qualcosa? Non sembra essere un caso che Satya Nadella, CEO di Microsoft, abbia definito Rabbit R1 come una delle demo più impressionanti dai tempi del primo iPhone.
Non si possono di certo fare confronti precisi tra il Macintosh e Rabbit R1, né tantomeno si può comparare, soprattutto allo stato attuale delle cose, l’impatto avuto dai due prodotti sul mondo della tecnologia. Tuttavia, non può che far riflettere il fatto che all’edizione 2024 del CES di Las Vegas, più precisamente nella giornata del 9 gennaio 2024 (quindi esattamente 17 anni dopo il reveal del primo iPhone e più o meno 40 anni dopo il primo Macintosh), una semisconosciuta startup denominata rabbit inc. abbia annunciato un dispositivo IA che vuole rendere più naturale l’interazione con la tecnologia.
I metodi di comunicazione e vendita erano di tutt’altra natura nel 1984 e scalare un business non era certo questione di pochi giorni, ma i risultati ottenuti in poche settimane da Rabbit R1 nel 2024 lasciano quasi a bocca aperta: il keynote di presentazione ha raggiunto sin da subito milioni di visualizzazioni, mentre le prime 50.000 unità di Rabbit R1 sono andate sold out, in preorder, il 19 gennaio 2024, esattamente 10 giorni dopo l’annuncio iniziale. Insomma, 40 anni dopo il computer che ha dato il via all’era della tecnologia personal, nonché 17 anni dopo lo smartphone che ha reso mainstream il concetto di applicazione, potremmo essere davanti a un’altra rivoluzione, basata questa volta sull’IA. Impossibile affermare se sarà Rabbit R1 il dispositivo in grado di portare in milioni di case il nuovo formato di tecnologia personale ma, al World Economic Forum 2024 di Davos, il CEO di Microsoft ha delineato un futuro in cui gli agenti intelligenti saranno la categoria determinante della prossima generazione. Chissà che non abbia ragione.