Cosa c’è di non vero nell’annuncio di Elon Musk su un impianto nel cervello (e cosa c’entra Einstein)?

Gli impianti di chip nel cervello si fanno da anni. Ecco perché i veri annunci scientifici si fanno con i paper e non sulle piattaforme social. Cosa sarebbe accaduto se lo avesse fatto il padre della relatività?

di Massimo Sideri

Gli impianti di chip nel cervello si fanno da anni. Ecco perch i veri annunci scientifici si fanno con i paper e non sulle piattaforme social. Cosa sarebbe accaduto se lo avesse fatto il padre della relativit?

Questo articolo uscito sulla newsletter di scienza e innovazione tecnologica One More Thing di Massimo Sideri. Per iscriversi cliccare qui.

1905. Berna. Svizzera.

“Ehm….”. La stampa: “Dunque lei si chiama… scusi, pu ripetere il suo nome per i nostri lettori?”.

“Albert…”.

“Ma non il nome, il cognome intendevo”.

“Mi perdoni, Einstein, Albert Einstein”.

“Ainstain? Come si scrive?”.

“E-in-ste-in”.

“Svizzero?”.

“No tedesco per nascita, ma ho rinunciato alla cittadinanza tedesca. Una lunga storia, lasciamo perdere. Ora vivo qui a Berna”.

“Cosa fa?”.

“Lavoro all’ufficio brevetti”.

“Brevetti?”.

“Perlopi meccanismi di orologi, mi piacciono molto gli orologi, mi fanno pensare al tempo”.

“Va bene, Signor Einstein (il giornalista fa il segno di due rotelle che girano). Perch ci ha chiamati?”.

“Vede, io ho scoperto la curvatura dello spaziotempo”.

“Spaziotempo? Tutto attaccato? E che cos’? Mica sar un problema per le nostre montagne? Questa una cosa che i nostri lettori vorrebbero sapere sicuramente”.

“No, macch montagne… lo spaziotempo la fusione tra le tre dimensioni dello spazio e la quarta, il tempo. Di fatto viviamo in quattro dimensioni…”.

“Uhmm… un altro…”. (Il giornalista pi anziano del gruppo fa cenno che il ragazzo non deve avere tutte le rotelle apposto). “Quanti anni ha lei?”.

“Ehmm… 26 anni”.

“Dunque ci spieghi meglio questa storia delle dimensioni che sono troppe. E cosa c’entrano i nostri picchi alpini”.

“I picchi? Ma nulla. Non c’ pericolo”.

I giornalisti scrivono: “Il dottor Einstein dell’ufficio brevetti afferma che per le nostre montagne non c’ pericolo”.

“Ma cosa scrivete. Lasciatemi spiegare”.

“Siamo qui per questo, ma non si capisce nulla. Stia calmo”.

Einstein prende macchinalmente il violino e produce due note. Sempre il reporter senior: “Uhmmm, lei suona la sera? Nei locali? Per caso poi beve?”.

“Ma no, suono cos per pensare, rilassarmi. Ma come si permette. Io sono soprattutto uno scienziato”.

“Ah, dunque non lavora durante l’orario di ufficio ma pensa ad altro?”.

Intanto i giornalisti prendono appunti: “Il dottor Einstein non sembra affidabile. Ha un secondo lavoro che svolge contemporaneamente al primo. Maledetti immigrati…”.

Einstein cerca di strappare il taccuino al pi giovane…

“Stia calmo Mister Einstein… lei un facinoroso… qui le cose si stanno mettendo male. Lei ci ha chiamati. Ci ha detto che doveva dirci delle cose importanti. Noi siamo la stampa! Ora scopriamo che suona, beve e ha un secondo lavoro. Le cose si mettono male. E’ per caso un mitomane? Guardi provi a spiegarsi. Forse c’ ancora uno spiraglio. Diceva di questo tempospaziale…”.

“Ma no, diavolo. Spaziotempo. E’ cos semplice”.

“Se cos semplice ce lo dica in poche parole. Qualcosa che possa entrare in un titolo”.

“Vede… ecco… facciamo cos. E=mc2. Dove E l’energia, m la massa. C la velocit della luce. Al quadrato”.

“Uhmm, la massa… come quella delle montagne?”.

“Uhmm, s, no, insomma, non questo il punto. Il punto la gravit, quella che fa cadere tutto. Scivoliamo perch c’ questa curvatura, come una discesa, si va gi e…”.

“Ah ora capisco, c’ il pericolo di slavine. Ma Signor Einstein… in questa stagione normale. Siamo in Svizzera diavolo. Non le avete le montagne in Germania? Basta stiamo perdendo tempo”.

“Ma aspettate. Qui non stiamo giocando a dadi! la pi grande scoperta del secolo. Forse della storia. Prender il Nobel per la fisica. il mio annus mirabilis!”.

“S certo… guardi uno ieri ci ha detto che lui ha scoperto dei guanti… no, erano dei fanti, no ecco dei quanti. Anche lui ha detto che la pi grande scoperta del secolo. Un certo Planck… andiamo dai”.

Einstein resta da solo. Fu cos che decise di pubblicare le sue scoperte scientifiche sugli Annalen der Physik. Quattro paper scientifici su cui si baser da allora in poi la fisica insieme alle scoperte di Max Planck*.

2024. 119 anni dopo. Un luogo indefinito della California.

Elon Musk va sul suo giornale personale globale, X/Twitter, di cui editore, direttore e firma principale (qui avevo spiegato il problema di questa sovrapposizione) e annuncia “il primo impianto di un microchip su un essere umano”.

Wow. Cosa c’ di vero?

Dipende.

il primo impianto Neuralink su un essere umano?

S.

Hanno avuto l’autorizzazione per fare la sperimentazione?

S, sarebbe stato un crimine, senza.

il primo caso al mondo?

No. Si fa da anni.

Elon Musk non uno scienziato (a dispetto della vulgata non inventa lui le soluzioni, come non ha progettato lui la Tesla. Ha comprato la societ. Come ha acquistato anche Neuralink e l’idea di un impianto uomo-macchina come si legge in questo articolo della rivista del Mit di Boston. Ma in tutte le sue societ lui il solo a poter parlare). Ha comunicato ieri il “successo” sulla sua piattaforma. Peccato che proprio per la delicatezza che queste affermazioni hanno e per l’importanza scientifica, sociale e morale di non scatenare una corsa a chi la spara pi grossa, questi risultati si misurano in un’unica maniera: i paper scientifici.

Di fatto Musk disintermedia la comunit scientifica, consapevole del fatto che sui social l’importante la propagazione della notizia. Quello che accade dopo non importa poi a tanti. L’importante l’effetto wow. Deontologicamente una follia: annunciare prima di risultati certificabili e scientificamente attendibili vuole dire dare false speranze a pazienti affetti da gravi deficit neurologici e malattie neurodegenerative. Se lo facessero un centro di ricerca o una big pharma sarebbero probabilmente travolti dallo scandalo.

I fatti: gli impianti neurali con i chip si fanno da anni. I medici e gli scienziati lo fanno con risultati importanti: in alcuni casi gli impianti hanno permesso il recupero parziale della vista. In altri la gestione parziale di funzioni motorie andate perse. Sempre con un caveat: impiantare un microchip nel cervello significa rischiare molto grosso. Dunque si fa solo per casi drammatici. Non certo promettendo di poter copiare Wikipedia dentro la propria memoria oppure per fare il download della propria mente su un computer. Meno che mai per controllare il proprio smartphone con il pensiero.

*Il paradosso di questa parodia inventata che c’ un aneddoto esilarante reale nella vita di Einstein. Una volta gli dissero che la sua teoria era comprensibile per due persone al massimo. La sua risposta fu: c’ qualcun altro oltre a me che la capisce? E chi ? La stampa non lo avrebbe mai capito.

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31 gennaio 2024 (modifica il 31 gennaio 2024 | 10:02)

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