di Laura Aldorisio
Il circolo culturale di S
andra Cosmi ha gi formato 6mila allieve in trent’anni.
Viaggio nel Paese per scoprire antiche tecniche dimenticate.
Il dono a Bergoglio e le tovaglie ordinate per gli altari di San Pietro
A volte le grandi occasioni germogliano da un piccolo punto. successo cos a Sandra Cosmi, una mamma di Reggio Emilia, che dopo gli affanni della giornata e le corse dietro ai figli trovava nel ricamo il suo antidoto allo stress. Come lei, altre amiche, madri, nonne e zie, realizzavano con ago e filo quello di cui avevano bisogno, un bavaglino, un grembiule. E quando si incrociavano, la curiosit per il punto ricamo che l’altra aveva tra le mani era troppo forte: Ma come riesci? Fammi vedere. Una curiosit che sgorgata in tenacia: per anni hanno girato l’Italia, ad ogni latitudine e longitudine, con la volont di imparare il punto Assisi, il punto Parma, il punto Barra e molte altre tecniche di ricamo, strettamente ad ago, diffuse in tutta Italia, ma la cui memoria era sempre pi rara.
Ars Canusina
Poi, come un altro piccolo punto, una battuta di un amico comune: Perch non costruite una scuola di ricamo?. E da l il passo stato breve e vertiginoso: la scuola Reggio Ricama, un circolo culturale nato pi di trent’anni fa e di cui Cosmi presidente, ha ormai formato pi di sei mila allievi e allieve. Tutto a titolo gratuito e senza pause: anche durante il lockdown le maestre della scuola hanno fatto lezione online perch ogni ricamo potesse essere portato a termine. Ma la storia di Reggio Ricama non finisce qui. Mentre attraversavano il Paese in lungo e in largo, si sono chieste quale fosse il punto tipico di Reggio Emilia e hanno scovato un punto ricamo studiato e realizzato negli Anni 30 dai pazienti dell’allora ospedale psichiatrico di Reggio Emilia, chiuso poi per la Legge Basaglia. La direzione dell’epoca era convinta che tutti i pazienti dovessero essere impegnati in laboratori di lavorazione di metalli, tessitura e ricamo. Nasce cos l’Ars Canusina, detta anche Ricamo Matildico, in onore di Matilde di Canossa, contessa reggiana e unica donna sepolta a San Pietro. Si tratta di un punto ricamo che riprende i motivi di epoca romanica scolpiti su portali, fonti battesimali, capitelli. Uno spettacolo, dice Fernando Miele, curatore dei progetti del circolo.
Mai avremmo immaginato che tutto questo intreccio avrebbe trovato una casa nella Basilica di San Pietro. Tra le ricamatrici, infatti, nel 2019 si fa insistente un’intenzione particolare: donare a papa Francesco una tovaglia per l’Altare di Casa Santa Marta in Vaticano. Abbiamo utilizzato un lino bianco di produzione italiana e impreziosito il tessuto con 2265 fiori, ricamati a punto vapore. L’abbiamo chiamata la Tovaglia del Paradiso, racconta Cosmi. La consegnano direttamente nelle mani del Papa, poi la delegazione delle ricamatrici entra nella Basilica di San Pietro con Miele. Proprio lui guarda l’Altare della Cattedra, incrocia lo sguardo della presidente e gli occhi avanzano un desiderio. Prendono contatto con la Fabbrica di San Pietro che si coinvolge con l’intuizione che Reggio Ricama rivesta anche il grande altare della Basilica. Ma prima, proprio il Vaticano esprime una nuova e diversa richiesta: una tovaglia per l’altare della Cappella di San Giuseppe nel braccio Sud in San Pietro. Ogni alunna della nostra scuola chiedeva di poter partecipare, racconta la presidente Cosmi. Alcune – prosegue – mi dicevano: “Farei qualcosa anche io, ma non sono brava”. Questa disponibilit a tutto campo ci ha commosso. Chi ha voluto, anche da principiante, ha fatto la sua parte perch in un lavoro cos complesso ci sono molti punti semplici. La realizzazione avvenuta attraverso un passamano continuo con l’unica regola di non fermare mai il lavoro. Cinquanta mani all’unisono hanno delineato il disegno che ricorda San Pietro. Tracciato su due tovaglie rettangolari, la prima raffigura i pescatori da una parte e il buon pastore dall’altra, mentre la seconda ha il simbolo liturgico dei pesci.
Verso il Giubileo
Nasce cos la Tovaglia del Pescatore, che anticipa di qualche mese la creazione della Tovaglia del Perdono, destinata all’altare della Cattedra in Basilica, proprio come avevano desiderato la prima volta entrando a San Pietro. Per ricoprire una posizione cos unica, lo stesso ricamo doveva essere particolare. Scelgono, allora, di ricamare con l’Ars Canusina una cornice di motivi vegetali, ricchi di germogli che sono allusione alla Chiesa, vigna di Dio. Il lino sottostante ripropone i volti di Pietro e Paolo, testimoni del perdono offerto dal cielo alla terra. A consegnare la tovaglia a febbraio, oltre alle ricamatrici, sono state anche due famiglie di Reggio Emilia, con una storia di violenza letale in famiglia, perch la bellezza non estetica, ma permette di entrare nelle pieghe di ogni storia, dove il perdono sembra lontano, dice Miele. Ma la strada non ancora conclusa. Ci aspetta – anticipa Miele – la Tovaglia della Promessa per il Giubileo del 2025. Sar pubblicato un bando per chiedere agli studenti delle accademie d’arte di proporre un disegno. E le mani precise, gli occhi vigili e qualche ora di sonno in meno delle ricamatrici lo renderanno realt, punto per punto.
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10 marzo 2024 (modifica il 10 marzo 2024 | 00:55)
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