Steve Stred vive a Edmonton, Alberta, Canada, con sua moglie, suo figlio e il loro cane staffordshire bull terrier, Cocoa. Le sue opere sono state descritte come inquietanti, tetre e spesso sono ambientate nei boschi vicino a dove è cresciuto. Ha avuto la fortuna di apparire in numerose antologie con alcuni autori davvero sorprendenti. Ha avuto due nomination per lo Splatterpunk Award. Mastodon è il suo primo romanzo che arriverà in Italia per Independent Legions Publishing.
Intervista
Ci sono autori o libri in particolare che hanno ispirato la tua carriera di autore horror?
Innanzitutto, grazie mille per avermi dato questa opportunità! Lo apprezzo davvero molto! Dunque, crescendo, ero appassionato dei romanzi dei Hardy Boys e alla fine sono passato a leggere le opere di Stephen King. È stato il mio primo vero incontro con il mondo della narrativa horror. Ma credo che la maggior parte delle mie ispirazioni per scrivere vengano dai film che guardavo da bambino. The Labyrinth, The Dark Crystall, The Last Unicorn, The Bear, Legend, ecc. Tutti questi film attraversavano i generi senza sforzo e avevano una potenza estetica impressionante. Più crescevo, più diventavo appassionato dei film horror. Amavo in special modo i film horror/Sci-Fi come Alien, Aliens, Predator, Splice e così via. Ho avuto difficoltà a scrivere qualsiasi cosa per molti, molti anni, ma il blocco finì quando lessi The Demonologist di Andrew Pyper che mi incoraggiò a scrivere. Essendo un ragazzino canadese di una piccola città, non pensavo fosse possibile, ma il suo libro mi ha mostrato che era fattibile diventare uno scrittore.
Nelle tue opere c’è sempre una traccia del soprannaturale. Come inserisci e tratti questo elemento nel tuo lavoro?
Come ho già accennato, sono cresciuto in una piccola cittadina e la mia casa d’infanzia confinava con una montagna. Ero un bambino spaventato. Cosa c’è nei boschi? Che rumore era quello? Pensavo in continuazione, capisci? Orsi e leoni di montagna si aggiravano in quelle zone, e gli orsi si avvicinavano alla nostra casa perché avevamo alberi da frutto e galline. Sono cresciuto, tra virgolette, nella paura e da scrittore, adesso, mi piace attingere a quelle emozioni. Il terrore ci spinge a combattere e a fuggire. Il soprannaturale mi ha sempre intrigato, amo il lato inspiegabile delle cose. Tra la lettura di storie bizzarre sul Weekly World News o guardando film di genere il mio lavoro è sempre stato influenzato dagli input più disparati. Da bambina mia moglie era amica di un fantasma e in una delle case in cui ha vissuto, sono entrato in contatto con la signora che abitava lì molto prima, quindi il mistero è sempre dentro di me. Quella sensazione che forse c’è qualcosa sotto il velo della realtà e che possiamo scrutarlo solo per pochi attimi.
Le tue storie presentano spesso dei personaggi che trascinano il lettore e lo fanno appassionare. Come gestisci i personaggi nelle tue storie?
Non penso di essere un caso unico in questo, ma cerco sempre di rendere la maggior parte dei miei personaggi il più autentici e interessanti possibile. Come autore la mia filosofia è sempre stata “less is more”, la mia narrazione lascia qualche spazio bianco così sarà il lettore a colmare il vuoto. Nulla è più spaventoso di ciò che la nostra immaginazione può evocare. Ma se crei un personaggio solido, qualcuno con cui puoi relazionarti o che ti sembra di conoscere, lo supporterai di più e vorrai che superi ogni ostacolo, il che significa che resterai con lui durante tutta la storia. Tutti i miei personaggi sono frammenti di persone che conosco, miscelati in un frullatore letterario e messi sulla pagina. Voglio che sembrino familiari a me in modo che sembrino familiari al lettore.
Hai qualche abitudine o rituale che ti aiuta a vivere al meglio le tue ore di lavoro come autore?
Sembrerà noioso, ma no! Per alcune cose, ascolto la mia musica specifica, specialmente se voglio infondere in una storia una certa atmosfera, ma se riduci tutto all’osso sono soltanto io che picchietto su una tastiera .
La tua novella The Girl Who Hid in the Trees ha ricevuto un plauso per l’atmosfera che hai saputo ricreare e per la trama ricca di tensione. Puoi parlarci dell’ispirazione dietro questa storia?
Ci sono stati diverse piccole ispirazioni che hanno contribuito a mettere insieme la storia in oggetto, ma una delle prime immagini che ho avuto è stata di questi due campeggiatori che ballavano in una radura tra gli alberi con una strana figura che suonava un pianoforte fatto di ossa e denti. Da lì, ho iniziato a mettere insieme le cose. La leggenda locale di una ragazza che infestava la foresta di McConnell. Come, crescendo nella mia vita reale, vicino a Burton, c’erano sempre vecchi casolari e capanne in rovina e fatiscenti, le loro storie dimenticate ma i loro resti erano ancora lì. Tutti questi dettagli che sentivo echeggiare dentro di me funzionavano per creare qualcosa di oscuro. E nel cuore della storia c’è un messaggio ambientale, che le montagne e gli alberi non dimenticano. Gli esseri umani vivono e agiscono come se fossero i padroni della terra, quando in realtà sono essere insignificanti al confronto della storia infinita degli alberi.
Come gestisci l’uso della violenza e delle scene d’azione con la profondità psicologica?
Come dicevo “less is more”. La violenza, le scene d’azione e lo splatter fanno parte della storia ma non sono tutto il racconto. Preferisco tenere il lettore sulle spine e poi “regalargli” un po’ di gore, e se riesco a tenerlo incollato per tutta la sequenza narrativa allora ritengo di aver fatto un buon lavoro. Voglio accompagnare il lettore verso eventi mostruosi con calma, voglio che sia costantemente in tensione che possa presagire con ansia quello che sta per succedere.
Ti capita mai di non trovare idee originali e nuove per scrivere nuove opere horror?
Nah, haha! La mia mente non si ferma mai. E alla fine, tutto è già stato scritto e raccontato prima, ora si tratta solo di come io possa rendere unica la mia idea, renderla soltanto mia e consegnarla ai lettori. Abbiamo un milione di libri e film sugli zombie, ma continuano a uscire nuove storie sugli zombie e ognuna è raccontata da una voce unica. Non bastano le idee, ma il modo in cui vengono concepite e offerte al pubblico. Per questo ci saranno ancora libri sugli zombie (e tutti gli altri sottogeneri). Perché ci saranno sempre voci nuove.
Perché non ci parli di Mastodon? Alcuni retroscena per esempio, e di cosa tratta.
Dunque, il mio romanzo Mastodon è frutto di alcune cose molto diverse nella mia vita. La prima è stata la pandemia globale. Quando è arrivato il Covid, sono stato licenziato dal mio lavoro e finii per essere depresso. Ero stressato. Come molte persone, mi chiedevo se potevamo pagare l’affitto, assicurarci che nostro figlio avesse cibo ecc. Mia moglie mi ha suggerito di dedicare comunque il tempo che normalmente avrei impiegato ogni giorno per lavorare alla scrittura. Alla fine ho scritto la prima bozza completa del romanzo in circa un mese mentre stavo fuori ogni giorno per alcune ore, guardando mio figlio giocare. Ogni quindici minuti circa, mettevo il laptop da parte per correre dietro a lui, cosa che farò sempre, ma è stata effettivamente una fase molto positiva nel senso che ho potuto stare a casa e stare con mia moglie e mio figlio molto più del solito. Il secondo è stato che, in quel periodo, mio figlio aveva iniziato a innamorarsi di Godzilla attraverso i video su Youtube. Fin da quando aveva circa quattro anni, è stato ossessionato da Godzilla e dai Kaiju e da tutto quel mondo, e sapevo che volevo provare a scrivere il mio libro Kaiju style. Un mondo di cose grandi e strane che sembravano essere fatte dall’uomo ma potevano anche essere nascoste agli umani. E il terzo è stato un viaggio metaforico. Tyler sono io. Tyler è questo giovane ragazzo che cerca di trovare la sua strada in questo mondo senza la guida che pensava di ricevere. Quando suo padre scompare, lui va alla sua ricerca. Non dirò altro riguardo all’aspetto del viaggio, ma è una storia metaforica sulla mia vita, ci sono diversi piccoli ostacoli e blocchi stradali e problemi che Tyler deve superare e ognuno di essi rispecchia come una allegoria alcuni momenti della mia stessa vita. Mastodon è stata un’esperienza molto catartica da scrivere. Era come catturare la magia in una bottiglia e ho lasciato che tutte le cose nei film e nei libri che mi avevano sempre influenzato prendessero il sopravvento. Spesso lo definisco il mio omaggio alle Montagne Rocciose all’Isola del Dottor Moreau e penso che sia piuttosto accurato. X-Files in una versione survival dell’Area 51. il risultato è un gigantesco miscuglio di avventure in salsa Kaiju canadese! È un romanzo di cui sono molto orgoglioso e i lettori ci sono davvero affezionati. Quello che i lettori troveranno all’interno è un ragazzo adolescente, che si infiltra in una zona vietata delle Montagne Rocciose per cercare suo padre e trova molto di più di quanto si sia mai aspettato. Penso che il romanzo sia pieno di tensione, terrore e persino alcuni momenti molto toccanti.
Grazie mille per avermi invitato!
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