Cos’è Borderlands Science, il videogioco che ha contribuito a migliorare la ricerca scientifica

Pochi giorni fa sono stati pubblicati i dati di una ricerca dedicata alla filogenesi microbica sulla rivista scientifica «Nature», che ha coinvolto 4.5 milioni di giocatori da tutto il mondoPochi giorni fa sono stati pubblicati i dati di una ricerca dedicata …

Pochi giorni fa sono stati pubblicati i dati di una ricerca dedicata alla filogenesi microbica sulla rivista scientifica «Nature», che ha coinvolto 4.5 milioni di giocatori da tutto il mondo

È possibile migliorare la ricerca scientifica e, più nello specifico, le nostre conoscenze sulla filogenesi microbica attraverso un videogioco? A quanto pare, sì, come dimostrato da Borderlands Science, un mini-gioco pubblicato nel 2020 all’interno del videogioco Borderlands 3 e di cui, proprio in questi giorni, sono stati pubblicati i risultati sulla rivista scientifica Nature. A prendere parte a questa indagine sono stati 4 milioni e mezzo di utenti da tutto il mondo, i quali – risolvendo alcuni puzzle a blocchi basati su filamenti di DNA – hanno permesso al team di ricerca di mappare e tracciare le relazioni evolutive di oltre un milione di tipi diversi di batteri che vivono nell’intestino umano. 

La ricerca è stata condotta dalla McGill University in collaborazione con Massively Multiplayer Online Science, The Microsetta Initiative e, ovviamente, Gearbox Software – che è lo studio di sviluppo della serie Borderlands e che ha messo la propria esperienza nel mondo dei videogiochi al servizio della ricerca scientifica. Semplicemente “allineando file di tessere che rappresentano gli elementi genetici di diversi microbi”, si legge nello studio, “gli esseri umani sono stati in grado di svolgere compiti che persino i migliori algoritmi informatici esistenti non sono ancora stati in grado di risolvere”. In altre parole, gli esseri umani si sono rivelati più performanti di una qualsiasi intelligenza artificiale, al punto che, grazie ai risultati ottenuti, i ricercatori potranno allenare l’IA a svolgere la medesima attività in futuro grazie all’operato dei videogiocatori. 

Ciò che ha sorpreso maggiormente il team di ricerca è stata la grande partecipazione al progetto da parte del pubblico dei videogiocatori. Come sostiene Jérôme Waldispühl, Professore associato alla McGill’s School of Computer Science e uno degli autori dello studio: “Siamo rimasti stupiti dai risultati. In mezza giornata, i giocatori di Borderlands Science hanno raccolto cinque volte più dati sulle sequenze di DNA microbico rispetto a quelli raccolti dal nostro gioco precedente, Phylo, in un periodo di 10 anni”.

Già perché Borderlands Science non è il primo lavoro di ricerca condotto attraverso il supporto di un videogioco. Il titolo, infatti, appartiene al filone dei citizen science video games, ossia vere esperienze videoludiche che vedono la partecipazione attiva di utenti interessati a contribuire alla ricerca scientifica, mettendo a disposizione le proprie abilità da gamer. Tuttavia, affinché i giocatori siano invogliati a prendervi parte, anche l’esperienza di gioco deve essere stimolante: questo è il motivo per cui Phylo, un videogioco creato ad hoc per condurre il medesimo studio, non ha ottenuto i medesimi risultati.
Come sostenuto dallo stesso Waldispühl. Phylo “ha fatto fatica a trattenere i giocatori per più di un paio di enigmi”, il cui titolo ha avuto una media di 5,7 attività completate dagli utenti. Proprio perché integrato all’interno di un videogioco già popolare e molto amato, Borderlands Science hanno ottenuto risultati completamente differenti: in media, sono state completate 35 attività

Un altro motivo per cui la ricerca ha funzionato è dovuto senz’altro al fatto che i videogiocatori che hanno deciso di prendervi parte hanno ottenuto una ricompensa. Infatti, tutti coloro che hanno preso parte all’iniziativa, hanno ottenuto valuta in-game da utilizzare per riscattare skin uniche all’interno di Borderlands 3, oltre ad alcuni potenziamenti a tempo che hanno permesso agli utenti di migliorare le statistiche del proprio personaggio, la qualità del bottino e persino i punti esperienza. 

Borderlands Science è in realtà solo la prima parte di un progetto molto più ampio, volto a dimostrare come i videogiochi possano trovare applicazioni importanti anche nel mondo reale, a partire dalla comunità scientifica. Nonostante l’articolo sia stato oramai pubblicato, sembra che il progetto Borderlands Science non sia stato ancora accantonato del tutto: secondo quanto riferito da un portavoce di Gearbox, gli studiosi coinvolti nella ricerca stanno ancora raccogliendo informazioni per elaborare ulteriori dati e approfondire lo studio in questione.

30 aprile 2024 ( modifica il 30 aprile 2024 | 15:49)

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