Dei ricercatori australiani stanno costruendo una foresta pluviale senza precedenti. Uno degli obiettivi è evitare l’estinzione degli alberi secolari, le cui radici ancestrali risalgono al Gondwana, il supercontinente che esisteva prima che i continenti della Terra si separassero centinaia di milioni di anni fa.
Questa volta non parleremo dell’inquietante pianta zombie, ma di un’iniziativa assolutamente da lodare. Nel nuovo progetto, chiamato Science Saving Rainforests, gestito dall’organizzazione no-profit australiana Big Scrub Rainforest Conservancy, gli scienziati hanno selezionato 60 specie di piante, tra cui molti di quegli alberi dell’era Gondwana.
Parliamo nello specifico di alberi che possono crescere rispettivamente fino a 35 e 50 metri di altezza e sono “i principali costruttori della struttura della foresta“, ha affermato Robert Kooyman, un biologo vegetale della Macquarie University, in Australia, coinvolto nella ricerca.
Per ciascuna specie, hanno raccolto il DNA da campioni di foglie prelevati da dozzine di piante in tutta la loro area geografica, per costruire il genoma di ciascuna di esse.
Storicamente, la lussureggiante foresta pluviale australiana Big Scrub fioriva su 75.000 ettari dell’Australia orientale. Ma nel corso dei secoli, l’invasione umana e gli incendi lo hanno ridotto solo all’1% della sua estensione originaria. Ora, l’aumento delle temperature e la siccità minacciano i frammenti di foresta rimanenti.
Questa è una preoccupazione soprattutto per le specie discendenti del Gondwana, come il carabeo rosso (Karrabina benthamiana) e il carabeo giallo (Sloanea Woollsii), discendenti di lignaggi vecchi di oltre 50 milioni di anni, un’epoca in cui l’Australia era ancora attaccata all’Antartide prima che il Gondwana si separasse completamente.
Queste piante sono attualmente in fase di propagazione e verranno coltivate in una piantagione di ricerca di 15 ettari nel Nuovo Galles del Sud, soprannominata la “banca dei semi viventi“. Tra circa cinque anni, gli alberi coltivati saranno pronti per essere piantati direttamente nella foresta originaria.
Considerando ad esempio che l’Amazzonia sta davvero scomparendo, la speranza è quella di trasformare quelle zone in paesaggi con una diversità simile a una foresta pluviale più grande e intatta.
Kooyman, ritiene che il progetto potrebbe fornire un modello per il futuro lavoro genetico, non solo nelle foreste pluviali, ma in altri ecosistemi minacciati in tutto il mondo. “È un punto di partenza per dimostrare ciò che è possibile“, ha affermato.