Che cosa c’entra un reportage del 2024 con un vecchio libro uscito sessant’anni prima? Più precisamente: qual è il collegamento tra il romanzo di Philip Kindred Dick I simulacri (The simulacra, 1964) e un libro, inchiesta sul presidente Joe Biden, dall’eloquente titolo RIMBAMBIDEN, pubblicato recentemente da Paper First e curato da Roberto Zanni? La somiglianza c’è ed è evidente.
Va premesso necessariamente che quasi mai o molto di rado lo scrittore di fantascienza è un profeta. È però abituato ad osservare i dati del mondo che lo circonda e ad estrapolarli, proiettandoli nel futuro. Invece che sullo stile, i testi di fantascienza spesso si concentrano sui concetti, sul soggetto e sulla narrazione. La fantascienza evita le trappole della narrativa d’autore, così da non distrarre i propri lettori dall’esperimento concettuale che sta rappresentando. L’anticipazione (cioè cercare di capire come sarà il futuro) è soltanto uno dei suoi scopi. Gli altri sono:
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Divulgazione (rende popolari e comprensibili i concetti espressi dagli scienziati, sovente complessi)
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Ideazione (a volte la SF ha ispirato e stimolato gli scienziati nelle loro ricerche)
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Educazione (tende a preparare le nuove generazioni all’impatto con il progresso e le sue sfide; inoltre le aiuta a identificarsi con il diverso/l’alieno)
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Estrapolazione (cerca di vedere un po’ più avanti degli attuali confini della conoscenza)
Ed è per questi motivi che spesso gli scrittori di science fiction riescono a vedere cose che gli altri faticano a vedere.
Per quanto riguarda la figura di Biden, indipendentemente da come uno la pensi politicamente, era ormai evidente che è invecchiato, sia fisicamente che mentalmente. Meglio di tutti ha espresso questo concetto George Clooney, attore, grande uomo di cinema e attivista, nonché suo sincero amico: “… negli ultimi quattro anni ha vinto molte delle battaglie che ha affrontato. Ma l’unica battaglia che non può vincere è quella contro il tempo. Nessuno di noi può farlo. È devastante dirlo, ma il Joe Biden che ho visto tre settimane fa alla raccolta fondi non era quello del 2010. Non era nemmeno il Joe Biden del 2020. Era lo stesso uomo che abbiamo visto tutti al dibattito.” Alla fine il suo abbandono della corsa per la rielezione era inevitabile.
Ma a questo punto sorge spontanea la domanda: perché si ostinavano a candidarlo e non riuscivano a convincerlo a ritirarsi? Forse le risposte si trovano proprio nel romanzo di Dick, per cui vale la pena di approfondirne la trama e il contenuto. I simulacri (The Simulacra) è un romanzo di fantascienza dello scrittore statunitense Philip K. Dick pubblicato nel 1964, che appartiene al periodo più fecondo dell’autore (indicativamente dal 1960 al 1966/67). Si tratta di un romanzo corale, in cui non si riesce a individuare un protagonista, mentre invece una lunga serie di personaggi si muove fra complotti di stato, lotte di potere fra corporazioni e conflitti sociali fra élite e massa. Il romanzo è ambientato nel XXI secolo, quando secondo Dick ci saranno degli ipotetici “Stati Uniti d’Europa ed America”, governati dal partito unico Democratico-Repubblicano. Gli USEA (Stati Uniti d’America e d’Europa) sono nati dalla fusione di USA e Germania Ovest durante la guerra fredda. Ufficialmente a governare è il presidente, un uomo molto anziano del quale non si pronuncia mai il nome. È noto solo come Der Alte (il Vecchio, in tedesco). In realtà costui pronuncia solo dei vuoti discorsi televisivi, mentre il vero motore del potere è la giovane First Lady Nicole Thibodeaux (figura nella quale non è difficile indovinare i tratti di Jacqueline Bouvier – Kennedy, che Dick non ha mai amato). Ben presto emerge che Der Alte non è un essere umano molto vecchio ma solo un simulacro, un androide etero diretto, che viene periodicamente sostituito. Mentre i governanti tramano per decidere il cambio del Presidente, si scatena la spietata concorrenza delle industrie che costruiscono i simulacri stessi (la grande multinazionale Karp e la piccola azienda familiare Frauenzimmer). Intanto le piazze sono agitate dalle manifestazioni di un movimento giovanile para-nazista chiamato “I Figli di Giobbe”, diretto dalle oscure macchinazioni di Bertold Goltz, giovane ebreo tedesco, che si oppone al governo ma non è chiaro per quali motivi.
Nel frattempo assistiamo alla progressiva distruzione della psiche del pianista telecinetico Kongrosian, che è capace di suonare le più belle melodie di Schumann al pianoforte senza toccare la tastiera, ma è affetto da schizofrenia. Richard Kongrosian non può più curarsi dal suo psicanalista, il dottor Egon Superb (nomen omen!), dato che psicologi e psicanalisti sono stati messi fuorilegge, su pressione delle industrie farmaceutiche come AG Chemie, che vogliono usare esclusivamente i loro medicinali per le cure psichiatriche.
La situazione precipita quando, nel tentativo di consolidare la struttura di questa società futura, la first lady progetta di portare il gerarca nazista Hermann Göring nel presente, grazie ad una macchina del tempo, per trattare con lui la salvezza degli ebrei deportati nei lager. In cambio gli offrirebbe armi sofisticate del futuro, che assicurerebbero la vittoria dei nazisti. Le varie trame s’incrociano in una successione di colpi di scena e rivelazioni, che culminano in una catastrofe finale, con lo scoppio di una guerra civile che porta gli USEA sull’orlo della distruzione. Il finale però rimane aperto, come spesso nei romanzi di Dick.
Dunque ricapitoliamo: c’è un vecchio presidente che non sa fare niente, un burattino a cui tirano i fili; ci sono aziende multinazionali più potenti dei governi; ci sono gli Stati Uniti d’Europa ormai inglobati negli Stati Uniti d’America; ci sono movimenti neonazisti che dilagano; c’è il tentativo di riscrivere la storia (concretamente, con il viaggio nel tempo, e non rimaneggiando i libri come in 1984); ci sono nuovi farmaci psichiatrici che rivoluzionano il concetto di cura dei disturbi mentali.
Siamo sicuri di essere nel 1964 e non nel 2024?