Il servizio pubblico come luogo di pluralismo e non di spartizione. Si sono aperti con questo monito del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, gli Stati Generali, organizzati oggi e domani in Senato su impulso della presidente della Commissione di Vigilanza Barbara Floridia. A confronto esponenti politici e di governo, vertici di Viale Mazzini, giornalisti e esperti del settore, mentre in Parlamento è stata avviata la discussione sulla riforma della Rai e del settore più in generale e i partiti sono ancora alle prese con lo stallo sulla votazione del presidente della tv pubblica in Vigilanza.
Il servizio pubblico – ha scritto il capo dello Stato in un messaggio – «vede rinnovata la straordinaria missione di essere riconosciuto e affidabile per i cittadini che con il pagamento del canone lo sostengono, permanendo intatta la sua responsabilità soltanto verso di loro, per essere cornice di libertà e spazio di inclusione, dove possano continuare a dispiegarsi senza abusi originalità, professionalità, innovazione, pluralismo e non spartizione».
Il tema delle risorse, proprio ora che la Lega spinge per la riduzione del canone, è tornato in più di un intervento. A partire da quello dell’amministratore delegato della Rai, Giampaolo Rossi, che ha sottolineato la contraddittorietà della natura giuridica della Rai, «assoggettata alla disciplina generale delle società per azioni» e «però anche tenuta ad applicare la normativa pubblicistica». «La Rai si trova ad essere un’azienda che opera in un mercato sempre più aggressivo e in rapida trasformazione, nel quale molti operatori globali sono entrati con volumi d’investimento notevoli e spesso senza vincoli d’investimento – ha affermato -. E si trova costretta a farlo non solo con molte meno risorse rispetto al passato, ma anche vincolata ad una complessità normativa e burocratica che rende sempre più difficile svolgere il proprio ruolo di sostegno all’industria italiana».
Sul fronte politico il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha evidenziato la necessità di «fare un passo avanti nel senso della responsabilità, perché tocca alla politica fornire gli strumenti perché la Rai sia più pluralista e indipendente». Dal governo, il ministro della Cultura Alessandro Giuli ha ampliato il discorso, rimarcando che «l’attuale ecosistema digitale è un potentissimo moltiplicatore di conoscenze, ma non c’è dubbio che l’era digitale abbia sancito l’inizio di un’epoca tanto esaltante quanto problematica» ed invitando a considerare l’intelligenza artificiale come «una forza da regolamentare e non una minaccia da cui proteggerci».
Il sottosegretario all’Editoria Alberto Barachini ha esortato il Parlamento a «disegnare la nuova azienda con un reale confronto» e richiamato poi la proposta presentata da Forza Italia, il suo partito. «Le garanzie chieste dall’Europa possono trovare risposta con un ritorno alla centralità del Parlamento nella nomina del Cda», ha affermato, sottolineando «che è necessario prevedere l’estensione del mandato dei vertici». Floridia, auspicando che un’analoga iniziativa possa svolgersi anche a livello europeo, ha chiesto alle forze politiche di «abbassare il livello della polemica» e «fare uno sforzo» nel trovare elementi comuni «per salvare un bene prezioso» come il servizio pubblico.
A conclusione dell’iniziativa, si confronteranno gli esponenti politici dei diversi partiti sulle ipotesi di riforma. Tutte le forze hanno depositato i propri testi, tranne Fratelli d’Italia, ma la discussione non entrerà nel vivo in Commissione VIII al Senato prima dell’anno prossimo. Nel frattempo resta lo stallo sulla votazione del presidente in Commissione di Vigilanza e sono fioccate indiscrezioni sul tentativo di M5s di sfruttare gli Stati Generali per riaprire il dialogo con la maggioranza, allo scopo di ottenere la direzione del Tg3 in cambio del sì a Simona Agnes. Ricostruzioni, però, smentite in più occasioni dalla stessa Floridia.