Friederike Otto: «Eventi estremi, la loro forza è il 20 per cento più distruttiva»

Adattarsi alle temperature che cambiano sarà sempre più difficile, «ma non è come un precipizio in cui cadiamo: possiamo sempre fermarci»

di Edoardo Vigna

Adattarsi alle temperature che cambiano sar sempre pi difficile, ma non come un precipizio in cui cadiamo: possiamo sempre fermarci

L’anno pi caldo della storia umana. E gi questo basterebbe a dare la misura climatica del tempo che stiamo vivendo. Ma il 2023 stato anche l’anno in cui sono esplosi gli “eventi estremi” (come si chiamano proprio in gergo tecnico)’: le ondate di calore che hanno colpito il Nord America, l’Europa e la Cina l’estate scorsa, la siccit record in Amazzonia, le alluvioni devastanti da Emilia-Romagna e Toscana fino a Libia e a India. Immagino che mi stia per chiedere qual il ruolo del cambiamento climatico. proprio cos. Poche scienziate hanno pi titolo a spiegarlo: Friederike Otto, fisica, insegna Scienze climatiche al Grantham Institute for Climate Change and the Environment dell’Imperial College di Londra, fra i centri di ricerca pi prestigiosi al mondo. Ed fondatrice di
World Weather Attribution, l’organizzazione che con gli “studi di attribuzione” ( attribution science) sta rivoluzionando la comunicazione proprio sugli eventi estremi.

Facciamo un esempio recente: la tempesta Ciaran, che settimane fa ha colpito diversi Paesi, tra cui Francia, Regno Unito e Italia, con raffiche di vento superiori ai 200 chilometri orari. Un altro evento estremo, certo, ma un tipo di tempeste autunnali-invernali che vediamo abbastanza regolarmente in alcuni anni. Dal 2015, quando ho fatto il mio primo studio in materia, ci sono stata Eve, Desmond, Francis… La differenza sta nel fatto che oggi ne vediamo molte di pi per il cambio climatico. E soprattutto, che sono ben pi distruttive perch le precipitazioni che portano hanno una maggiore intensit del 20% rispetto a quella che sarebbe stata senza il riscaldamento globale. Inoltre, poich il livello del mare sta gi salendo per la stessa ragione, le mareggiate sono pi devastanti.

Stiamo entrando in un’era di “eventi estremi”?

Ovviamente ci sono sempre stati fenomeni meteorologici di questo tipo. Ora molti di questi sono assai diversi da come sarebbero stati “senza”, a cominciare dalle ondate di calore. Quindi in questo senso s, siamo entrati in una nuova era di eventi estremi.

Perch ci sembra un problema per lo pi dei Paesi occidentali, e del Mediterraneo in particolare?

Non cos. Di sicuro qui abbiamo gi avuto condizioni simili, anche se la pioggia non stata mai cos, e allo stesso modo le ondate di calore. Ma la situazione uguale nel resto del mondo. Quest’anno ci sono state numerosissime ondate di calore in Africa. Solo che non sono riportate nei notiziari perch nessuno si preoccupa dell’Africa in Occidente. Invece hanno un impatto enorme. E ci sono state precipitazioni estreme in altre parti del mondo. Piuttosto proprio un problema occidentale in quanto l’Occidente industriale lo ha causato. Ma non certo l’Occidente a pagarne le maggiori conseguenze.

La “scienza dell’attribuzione” degli eventi studia proprio la “differenza” che fa la crisi climatica?

L’idea di base semplice. Scopriamo cosa accade nel mondo in cui viviamo oggi e lo confrontiamo con il mondo che sarebbe stato possibile senza il cambiamento climatico. E sappiamo bene come sarebbe stato, perch abbiamo osservazioni del passato e possiamo calcolare anche quanti “gas serra” sono stati immessi nell’atmosfera dall’uomo. Quindi con semplici modelli meteorologici e climatici simuliamo lo stesso mondo, ma senza i “gas serra”. E scopriamo, per esempio, se l’ondata di caldo che ha colpito l’Europa a luglio poteva verificarsi lo stesso.

Risultato?

Da impossibile diventato un evento che ha il 10% di probabilit che si verifichi ogni anno.

NOI VEDREMO TEMPORALI PI POTENTI, ONDATE DI CALORE SEMPRE PI CALDE… LA BUONA NOTIZIA CHE, QUANDO SMETTEREMO DI BRUCIARE CARBONE, PETROLIO E GAS , LA SITUAZIONE SMETTER DI PEGGIORARE

Vale anche per tempeste come Ciaran?

Non ho guardato a quella tempesta in particolare, ma se allora fosse stato un evento di 1 su 40 anni, oggi di 1 su 20 anni. Fare il confronto meno semplice, ma l’idea non complicata. L’attribuzione degli eventi ci ha permesso anche di mettere insieme l’esperienza dei meteorologi con quella pi astratta dei climatologi, ha riunito due comunit scientifiche che in precedenza non lavoravano affatto insieme.

Ci sono ancora cose da capire in questo campo?

Dal punto scientifico, assolutamente s. Per esempio, davvero difficile comprendere le tempeste di vento. Ma sappiamo abbastanza per capire cosa dobbiamo fare: smettere di bruciare combustibili fossili per impedire che il cambiamento climatico peggiori. Non si hanno scuse tipo “aspettiamo che la scienza si stabilizzi e intanto continuiamo a non fare nulla”.

Resta impossibile prevedere tempeste tipo Ciaran.

Per la verit era prevista con giorni di anticipo, prima ancora che si fosse formata. Siamo in grado di prevedere le cose in modo da avvertire le persone ed evacuarle. Quello che non abbiamo ancora fatto con successo avere sistemi di allerta precoce ben collaudati che non causino troppi falsi allarmi in modo che le persone non si stufino di rispettarli. Due anni fa in Germania, le inondazioni che hanno fatto pi di 300 vittime erano previste, ma i sistemi di allerta non hanno funzionato. Dobbiamo lavorare per migliorarli, ma non una questione scientifica.

Sperimenteremo eventi estremi ancora pi forti?

Finch continueremo a bruciare carbone, petrolio e gas vedremo temporali pi potenti, ondate di calore sempre pi calde. La buona notizia che, quando smetteremo di farlo, la situazione smetter di peggiorare. l’unico modo per fermare tutto.

PI ASPETTIAMO, PI COMBUSTIBILI FOSSILI BRUCIAMO, PI ALTE SARANNO LE TEMPERATURE. E QUESTO SIGNIFICA CHE ADATTARSI SAR PI DIFFICILE, PI PERSONE MORIRANNO. MA POSSIAMO SEMPRE FERMARCI

Arriveranno pure in luoghi risparmiati in passato?

Gli uragani del Nord Atlantico si spingeranno oltre, formandosi pi a Nord e a Sud, vedremo ondate di calore laddove non esistevano. E la siccit porta gi altri problemi perch le temperature sono pi alte e l’evaporazione anche, quindi la stessa quantit di pioggia ora non ferma la siccit.

Spesso si parla di “punti di non ritorno”: 2030, 2050… Esiste davvero un momento irreversibile?

Non c’, perch ogni “pezzetto” di CO2 nell’atmosfera importante, e ogni decimo di grado importante. E quindi pi aspettiamo, pi combustibili fossili bruciamo, pi alte saranno le temperature. E questo significa che adattarsi sar pi difficile, pi persone moriranno. Ma non come un precipizio in cui cadiamo. Possiamo sempre fermarci.

Potremmo ancora tornare a come era un tempo?

No, l’oggi irreversibile. Ma anche se non c’ un punto di svolta climatico, ha senso fissare politicamente degli obiettivi. Il problema che non abbiamo le politiche per raggiungerli effettivamente.

Il negazionismo climatico ancora forte?

Il negazionismo diretto, che dice che la crisi climatica non esiste, non pi. Ci che ancora resiste l’idea che si tratti di un problema che riguarda i verdi, la sinistra, non la gente comune. Il che l’opposto della verit. Sono le persone con poco reddito, con cattive condizioni di salute, che vivono in alloggi poveri e cos via, che in realt muoiono per le ondate di calore. Ma forse questo, in effetti, la stessa cosa del negazionismo climatico.

Greta Thunberg intervenuta anche su temi estranei al clima, come la guerra in Medio Oriente.

Ha molto sbagliato con ci che ha detto sulla Palestina. Non avrebbe dovuto farlo. Cos ha davvero danneggiato il lavoro che ha fatto prima per il clima.

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2 gennaio 2024 (modifica il 2 gennaio 2024 | 18:45)

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