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Estratto dell’articolo di Massimiliano Panarari per “La Stampa”
messaggio di auguri di natale di pier silvio berlusconi sulle reti mediaset
«Che cosa resterà di questi anni Ottanta…», cantava Raf. Un quesito che calza alla perfezione anche riguardo l’eredità di chi ha segnato indelebilmente quel decennio attraverso il suo “nuovo paradigma” e impero televisivo.
Dal quale, il 26 gennaio 1994, durante il Tg4 e Studio Aperto, venne trasmesso integralmente per la prima volta anche il famoso videomessaggio che annunciava la svolta politica dell’editore. Tout se tient, anche se non si deve eccedere in tecnodeterminismo (o, per meglio, dire in teledeterminismo), e il consenso di Forza Italia è derivato pure dalla costruzione di un significativo blocco sociale fedele nel tempo.
mike bongiorno silvio berlusconi
Ma il nesso tra tv e politica (più altri ambiti dello show business, come il calcio) ha rappresentato un autentico nocciolo duro del potere di “Sua Emittenza” lungo i decenni. A partire da quell’«anno di grazia» (o «disgrazia», a seconda dei punti di vista) 1976 in cui l’imprenditore edile Berlusconi acquistava Telemilano, che da “tv di quartiere” si trasformerà di lì a un paio di anni in Canale 5, mentre il suo nuovo proprietario si convertirà sempre di più in un tycoon a tutto tondo. E dal momento che vigeva il divieto di diretta sul territorio nazionale, quella era l’epoca del mitologico “pizzone”, vale a dire una trasmissione preregistrata su una cassetta vhs che veniva recapitata alle varie emittenti.
bettino craxi silvio berlusconi primi anni 80
Il battesimo del fuoco […] coincise con “I sogni nel cassetto” (’79) condotto da Mike Bongiorno, destinato a diventare una delle vere icone dell’universo Fininvest, […] un archetipo di quei game show e quiz a premi che avrebbero spopolato da quelle parti insieme ai sottogeneri del varietà.
Berlusconi è stato il grande architetto della trasfigurazione di quel tubo catodico a cui gli italiani erano stati placidamente abituati dalla programmazione di “Mamma Rai”. […] «B.» è stato l’impresario – in tutti i sensi – del passaggio dalla paleotv (la televisione pedagogica) alla neotv, dominata dalla nuova logica del fare audience per piazzare nella maniera più redditizia possibile gli slot pubblicitari.
pier silvio berlusconi a drive in 3
Con il relativo […] cambio di linguaggio ed estetica, fra velocità, colore, comicità ed elogio del disimpegno, in linea con la nuova poderosa spinta mondiale verso il riflusso. Manifesto di questo cambio di regime (televisivo) è stato il “Drive In” (‘83) di Antonio Ricci, il quale, sino ai recenti fuori-onda che hanno provocato un coccolone a «Io so’ Giorgia» (copyright Dagospia), rappresenta un protagonista fisso di questo mondo.
Il berlusconismo mediale va interpretato anche come un capitolo dell’americanizzazione del nostro Paese: ed ecco, allora, la trimurti – o, se si preferisce la per nulla santa trinità – dei telefilm “Dallas”, “Dinasty” e “Falcon Crest”, tutti trionfi di ascolti. In buona sostanza, il reaganismo (con il suo invito ad arricchirsi) all’ossobuco. Puri, purissimi anni Ottanta, per l’appunto.
Quando il tycoon non aveva alcun bisogno di discese in campo, grazie all’ombrello(ne) garantito dal pentapartito tra «decreti Berlusconi» e legge Mammì. Saltati per aria i referenti politici a causa di Tangentopoli, abbiamo assistito perfino a una Mediaset “giustizialista”, all’insegna della nota spregiudicatezza che stava nel dna di questo imprenditore comunque (e indiscutibilmente) fuoriclasse.
E, proprio in quegli anni, le reti approdano all’informazione, fra la palestra e nave-scuola del Tg5 (il cui primo direttore, nel ’92, fu Enrico Mentana) e il Tg4 “con l’elmetto” di Emilio Fede.
[…] E così si arriva a grandi balzi all’attualità dei giorni nostri, con il rebranding societario (2021) di Media for Europe, perché anche l’impero televisivo di famiglia si trova obbligato a competere su un mercato più largo (e globale) ricercando alleanze internazionali.
Nel frattempo si è snodata appunto la storia della tv generalista privata (l’autentico postmoderno tricolore), con tanti successi e profitti, tonnellate di film, soap e telenovelas, alcune sperimentazioni di intellettuali del piccolo schermo à la Carlo Freccero, l’introduzione del format del reality-show, come pure l’irrisolto conflitto d’interessi, l’innegabile e palese mercificazione del corpo femminile, le corride politiche che hanno aizzato l’incivility e la polarizzazione fuori misura. E tanto, ma proprio tanto trash. Al punto da indurre l’erede Pier Silvio Berlusconi a teorizzare – e dichiarare pubblicamente – l’esigenza di un cambio di passo.
Un vasto (e complicato) programma, a dire il vero. Non ci resta, pertanto, che metterci in poltrona e guardare cosa accadrà, ricordando altresì che un noto slogan felliniano (adottato «dallo schieramento a lui avverso») recitava: «Non si interrompe un’emozione». Il punto è che vale per tutte le emozioni, anche e soprattutto quelle negative, impareggiabili facilitatrici di ricavi commerciali ed elettorali.
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messaggio di auguri di natale di pier silvio berlusconi sulle reti mediaset
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