di Oriana Fallaci
L’intervista a Iotti pubblicata sul Corriere della Sera il 30 dicembre 1962: Non avevo il diritto di mettere al mondo un figlio che dovesse sfidare le leggi di questa societ, ma io il coraggio l’avrei avuto. La mia scelta politica stata dettata dal sentimento
Signora Iotti, anzi onorevole Iotti: prima di venire da lei sono stata a trovare una sua compagna di partito che anche mia collega in giornalismo. Volevo leggere una sua biografia, qualche articolo che mi preparasse a intervistarla. La collega comunista per mi ha risposto: Non abbiamo mica nulla, sulla Iotti. Certi ritratti noi li scriviamo soltanto quando un compagno muore, tutt’al pi quando compie i cinquant’anni: per fargli gli auguri. Bene. Io non sono comunista e non posso aspettare occasioni cos funeste. Come se ci non bastasse, lei lontana anche dai cinquant’anni: ne ha solo quarantadue. Mi aiuti quindi a farle il ritratto che neppure i suoi compagni hanno scritto: di lei so ben poco, a parte il fatto che la compagna di Palmiro Togliatti, che viene dal cattolicesimo, che passa le sue giornate fra Montecitorio e questo ufficio al primo piano della sede centrale del PCI. Che ufficio vuoto, eh? Direi francescano. Due seggiole, una scrivania, alcuni libri, un busto di Lenin. S, c’ anche un telefono e una fotografia di Togliatti con la figlia adottiva. Ma non si pu dire davvero che questo sembri l’ufficio di un personaggio famoso qual Nilde Iotti.
Io non credo d’essere un personaggio, come lei dice. Anzi, l’idea di esserlo mi imbarazza moltissimo. Forse il fatto di essere la compagna di Palmiro Togliatti che mi rende un personaggio.
Parlando con lei e di lei non si pu certo prescindere dal fatto che legata a Togliatti. Ci fa ormai parte della sua personalit, oltrech della sua vita.
Della mia vita, certo. Del mio lavoro… no. Nel mio lavoro… vede, una cosa assai delicata. Quando si la compagna di un dirigente, esser s stessa difficile. Tutti si sentono autorizzati a pensare che quella dice ci che dice perch lo ha sentito dire da lui: non perch ci che dice il prodotto del suo pensiero. Succede in tutto il mondo, in tutti gli ambienti, quindi anche nel mio partito. Io ho sempre lottato per essere solo ci che sono: col mio nome e cognome, coi miei meriti per modesti che siano.
Voglio dire che non mi troverei qui se lei non fosse la compagna di Togliatti. Che parlandomi di s stessa dovr parlarmi inevitabilmente di lui. Cos’ che le piace o le piacque di pi in Togliatti? Le piaceva, lo ammirava anche prima di conoscerlo?
Che domanda difficile. Prima di conoscerlo lo ammiravo come si ammira un compagno pi bravo. Lo conobbi solo nel 1946, durante l’Assemblea Costituente. Ora gli voglio bene e, quando a una persona si vuol bene, come si fa a dire cosa ci piace di pi? Mi piace cos com’. E mi sento pi completa per questo. Io ho l’impressione che i miei rapporti con Togliatti, un compagno non facilmente scelto, abbiano arricchito la mia personalit. Non in senso mondano o politico. In senso umano, intendo dire.
Certo, non dev’essere stata una intesa facile.
Se parla dei nostri sentimenti, stata facile. Se parla delle situazioni materiali che abbiamo dovuto affrontare per mettere insieme una famiglia giacch si tratta di una famiglia sebbene non abbia il marchio della legalit, allora le dico che stata una intesa non facile.
Infatti vi sono stati atteggiamenti conformisti nel suo partito, una certa ostilit. So per esempio che quando Togliatti sub l’attentato, nel 1948, alcuni compagni non volevano farla entrare nella clinica dove egli era ricoverato…
Su questo sono state scritte molte esagerazioni. Vede, possibile che da parte di alcuni compagni vi sia stato un momento di imbarazzo: ma non ostilit. Lei deve capire che il nostro partito composto di gente semplice: si temeva che ci danneggiasse il partito e cos ci fu una specie di difesa del partito. Difesa non neppure la parola esatta. Certe cose non decidono il successo di un partito, la politica di un partito. Pi che difesa diciamo dunque risentimento: in un Paese cattolico come l’Italia il nostro fin per diventare un fatto clamoroso….
Non ha mai pensato o desiderato ricorrere al divorzio? Un divorzio che servisse a placare quell’imbarazzo politico, intendo dire.
Quando le cose sono impossibili io non le cerco. Il divorzio in Italia impossibile, quindi cosa devo cercare? La sola idea di andare incontro alle noie cui andata incontro Sofia Loren mi d fastidio. Io ho sempre pensato che sia pi giusto assumere la responsabilit dei propri sentimenti, essere in pace di fronte alla propria coscienza. Io sono convinta che quando i sentimenti sono seri finiscono sempre coll’incutere rispetto. Possono non essere approvati, d’accordo, ma il rispetto lo incutono. Se pensa che da ben sedici anni io sono la compagna di Togliatti… Sedici anni sono tanti….
Specialmente con Togliatti. Ho sentito dire che un uomo molto difficile.
Come carattere no: per carit. un uomo molto semplice, molto buono, tranquillo nei gusti, in tutto il suo modo di comportarsi: le parr strano ma proprio cos. Certo anche un uomo molto intelligente, molto colto: e, a quel livello, nessun uomo pu essere facile. Mantenere con lui rapporti di parit un po’ faticoso: non si pu essere mentalmente pigri, con lui. D’altronde non potrei mai vivere con uno stupido: la sola idea di vivere con uno stupido mi sembra opprimente. L’intelligenza stanca, a volte, lo ammetto, ma fa sentire tanto pi ricchi, pi maturi.
Non riesce a concepire, quindi, l’idea di vivere senza di lui: lontano da lui. Che so io: innamorarsi di un altro.
Non mi passa neppure per la mente. Non potrei innamorarmi di un uomo lontano da me: voglio dire lontano come idee, come abitudini, come personalit. Noi ci intendiamo alla perfezione.
Parlerete sempre di politica, allora. Non vi invidio davvero.
Nemmeno per sogno. In casa ne parliamo solo se c’ qualcosa di grosso e non se ne pu fare a meno: una crisi di governo, che so io, una minaccia di guerra. Altrimenti, mai. C’ un patto tra noi: non parlare mai del lavoro, insomma della politica, quando siamo a tavola. Per carit! Sarebbe un suicidio. Ma come ci immagina lei?
Come due istituzioni, due capi partito, due comunisti devoti, due…
No, no, no! Parliamo delle nostre ferie, dei nostri amici, degli studi di nostra figlia, di tante sciocchezze… come in tutte le famiglie. Si va al cinema, si va a teatro, si va a vedere i regali di Natale. Pensi che ossessione sarebbe occuparsi ventiquattr’ore su ventiquattro della teoria del plusvalore, della crisi di Cuba, leggere solo saggi politici. No, no, no! Io guardo anche i giornali femminili, le riviste di moda; Togliatti, si figuri, si diverte con La vita degli animali che non poi una lettura cos seria. Non abbiamo la televisione, questa no. Togliatti non la vuole assolutamente: cos quando c’ un programma che ci interessa, per esempio Tribuna politica , ci tocca andare in casa del compagno autista. buffo, ma succede proprio cos.
So che avete una casa grande, una bellissima casa.
Abbiamo una villetta a Monte Sacro. Ma troppo grande,troppo grande, si dura una tale fatica a tenerla in ordine. Abbiamo solo una persona di servizio, poi un’altra che viene a fare i lavori pesanti. Non mi faccia parlare di questo argomento, sono cos in crisi, trovare una domestica di questi tempi….
A chi lo dice. Quando una lavora e viaggia non trova mai una cameriera disposta a rifarle il letto e a lavarle un bicchiere. La colpa tutta di voi comunisti, della vostra demagogia. Questo malinteso sulla cosiddetta servit…
Lei si sbaglia. I comunisti e la demagogia non c’entrano affatto. Io sono la prima a capire e a dire che, quando una donna lavora, come lei, non pu occuparsi dell’economia domestica. E se c’ qualcosa che funziona nel comunismo, certo comunismo in questo caso una parola grossa, quel qualcosa proprio la suddivisione del lavoro. Lo so, lo so. Bisogna risolvere questo problema, questo un problema mondiale: non solo dei Paesi socialisti. Voglio dire che una volta gli uomini lavoravano e le donne tenevano la casa. Ora anche le donne lavorano, quel sistema non pi valido, e bisogna trovare una soluzione: cambiare.
Cambi quel che vuole, l’importante che qualcuno mi rifaccia il letto mentre scrivo questa intervista: senza sentire umiliazione perch rif un letto, n far tanto scandalo perch rif un letto.
Sono d’accordo con lei che quello casalingo un lavoro come un altro, rispettabilissimo come un altro. Per, a torto o a ragione, le domestiche se ne sentono umiliate e allora bisogna trovare una soluzione diversa: organizzare tutto come i tranvai. Voglio dire che bisogna farlo diventare un mestiere come quello del bigliettaio del tranvai, con lavanderie, stirerie, cooperative di domestiche che vanno di casa in casa come operai…
S, s: cos mi rubano tutto. Lasciamo perdere, mi parli della sua figlia adottiva. Avevo letto che suo padre era morto a Modena, ucciso dalla polizia. Invece mi dicono che il padre ce l’ha e…
S che ce l’ha. Una brava famiglia, una famiglia patriarcale, di quelle dove non si ode mai una parola violenta. E Marisa ha un profondo legame coi suoi veri genitori: rapporti buonissimi. Ma con noi ci sta da tredici anni, e ormai s’ ambientata. Capisce, loro erano cos poveri, avevano questi otto figli che stavano male, soffrivano a vederli star male: e cos accettarono di darla a noi perch stesse bene. Capisce? Da noi ha trovato un ambiente culturalmente diverso, va all’universit, studia medicina. S, Togliatti l’ha affiliata: ora si chiama Marisa Togliatti Malagoli.
Ma non le manca un figlio suo, proprio suo? Strano che una donna come lei, coraggiosa come lei, non abbia avuto il coraggio di andare fino in fondo e avere un figlio suo.
Questo un prezzo molto duro che ho pagato: ma da quando ho Marisa non ne sento pi il peso. Vede, non che io non avessi il coraggio di sfidare le leggi della societ dove vivo: che non avevo il diritto di mettere al mondo un figlio il quale dovesse sfidarle, poi, queste leggi. Oggi, forse, sarebbe pi facile: ma dieci anni fa… D’altronde io penso che i figli non siano solo quelli che si mettono al mondo, la maternit non solo un fatto viscerale: questo un modo oserei dire primitivo di considerare la maternit. Esiste anche un’altra forma di maternit, e di paternit: quella che ti fa allevare un figlio, te lo fa amare, educare, dargli un modo di essere. Forse mi sbaglio: ma non so se pi forte questa maternit o l’altra. Non so se questa maternit pi valida su un piano morale. Quando io parlo di Marisa e dico mia figlia, lo dico perch lo sento che mia figlia.
Questo mi fa venire in mente un incidente che ebbi con Fredric March. Mi parlava dei suoi figli e io dissi, maldestramente: ma non sono suoi, sono adottivi. Lui si arrabbi, rispose tra i denti: Sono figli miei. Miei.
Io avrei risposto come lui.
Bene. Ora mi parli di lei, della sua famiglia. Lei emiliana, vero?, e ha un’origine piuttosto borghese.
Sono di Reggio Emilia, la parte pi contadina dell’Emilia. Sono l’ultima di quattro figli, e anche l’unica: gli altri tre sono morti. Mia madre era casalinga e mio padre ferroviere, socialista e sindacalista. Sa, uno di quei brav’uomini che avevano il senso mitico del socialismo e non avrebbero mai torto un capello a nessuno, neppure al pi feroce nemico. Origine borghese? Neanche un po’. Ho vissuto fino a dodici anni in un casamento popolare, con quaranta famiglie e un cortile pieno di ragazzini. L’acqua era nel cortile, bisognava scendere dal quarto piano per pomparla: e toccava sempre a me, fin da quando avevo sei anni. Borghese? No, no. Quando mio padre fu cacciato dalle ferrovie, nel 1923, ci trovammo a vivere con una pensione di cinquecentoquaranta lire all’anno e quando mio padre mor ci trovammo con la pensione ridotta a met: cominciai a lavorare che non avevo ancora quindici anni. Davo ripetizioni per gli scolari delle elementari e delle medie. Perch ho studiato, questo s. Come tutti gli operai socialisti mio padre aveva l’ambizione di far studiare i figlioli. Ho fatto il ginnasio, il liceo classico, l’universit. Ho la laurea in Lettere.
All’Universit Cattolica, vero?
Questo interessante: che proprio la compagna di Togliatti si sia laureata all’Universit Cattolica. Mi piacerebbe sapere come avvenne. In modo molto diverso da quello che si pu pensare: non ho smesso di essere cattolica perch sono diventata comunista. Ho smesso molto prima. Cominciamo dunque col dire che io sono stata educata come tutte le ragazze delle famiglie religiose: dottrina, cresima, comunione, e via dicendo. Mio padre era affezionato a un anticlericalismo esteriore, sa, quello di cui oggi non siamo pi capaci e che non usa pi. Per in chiesa, una volta l’anno, ci andava: per Natale. Scelsi l’Universit Cattolica perch credevo profondamente: sono stata cattolica con profonda sincerit ed estrema seriet. I miei dubbi cominciarono proprio all’Universit Cattolica: mentre studiavo dottrina e morale cattolica. Sa, tutti gli anni avevamo gli esercizi spirituali, otto giorni di ritiro durante i quali ci si chiudeva in preghiera, si ascoltavano prediche, si discuteva col sacerdote. Fu al terzo anno che esposi i miei dubbi al sacerdote. E fu un conflitto drammatico: la religione non solo ragione, anche sentimento, e quando la ragione si rifiuta di credere comincia il conflitto drammatico dei sentimenti. Avevo solo vent’anni.
Cos smise? Lasci l’Universit Cattolica?
No, continuai ad andare alla Messa, a frequentare l’universit. Ma solo col sentimento, non con la convinzione profonda che fino allora mi aveva sorretto. Insomma mi ritrovai con una laurea in mano e una grande incertezza nel cuore. Oltretutto c’era la guerra, tutto andava a pezzi, il mio travaglio spirituale non ne poteva riuscire alleviato. E un po’ per alleviarlo, un po’ per capire, mi avvicinai a qualche gruppo antifascista, ma gente qualsiasi: un avvocato, un professore di scuola media, comunisti o tipi che si dicevano tali. Ma non ebbero un’influenza definitiva su me. pi esatto dire che l’influenza l’ebbero altre ragioni: pi sentimentali. Quel dover lavorare, vivere con duecentottanta lire al mese. Detto cos sembra un luogo comune: ma duro portare lo stesso cappotto ricavato da un cappotto del padre per otto anni, dai quindici ai ventitr.
Io credevo che il suo comunismo avesse un’altra natura sentimentale. Ho letto da qualche parte che fu Valdo Magnani, poi deviazionista, a inculcarglielo. Ho letto che Magnani era suo cugino e lei ne era innamorata.
La fantasia degli uomini davvero inestinguibile: quale ipotesi assurda. Io innamorata di Valdo? Se dicessi che non vero prenderei in considerazione una inesattezza. Non star nemmeno a dire che falso. Valdo faceva parte dei gruppi antifascisti con cui avevo avuto contatto all’inizio, ma and soldato nel 1939, fece il partigiano in Jugoslavia, e lo rividi soltanto nel 1945. Non fu Valdo, davvero, l’elemento determinante della mia scelta. Non ci sarebbe nulla di male. Molta gente entra in un partito perch convinta da un uomo o da una donna che ama.
Chi fu dunque a convertirla: Togliatti?
Nemmeno Togliatti. Lui, gliel’ho detto, lo conobbi solo pi tardi, a Montecitorio. Fu l’8 settembre, fu vedere i primi morti comunisti per le strade. Lei sorrider, sembra troppo semplice: lo so. Era inverno, ricordo, c’era la neve, una neve gelata: sulla neve c’era quel morto e quel morto era un comunista appena uscito dal confino, lo avevano ammazzato i fascisti. Insomma, fu il fatto che i primi morti e quasi tutti i morti fossero comunisti.
Non vero. Voi comunisti commettete spesso questo errore e questa ingiustizia. Non c’erano solo i comunisti al confino. Non c’erano solo i comunisti a combattere. Non ci furono solo i comunisti ammazzati. Potrei citarle una lista interminabile di amici miei e non suoi, ammazzati dai fascisti, e tuttavia non comunisti.
Questo lo so benissimo anch’io. Infatti io ho parlato dei primi, non degli unici. Ma, vede, io non conobbi quelli di “Giustizia e Libert” come lei, io conobbi i comunisti. E quel morto nella neve era comunista: per me, la testimonianza fu quella. Per lei sar stata un’altra, per me fu quella. Gliel’ho gi detto che la mia fu una decisione sentimentale: i sentimenti per me sono di estrema importanza. Estrema, estrema importanza. Vede, non quasi mai la ragione che incide sui sentimenti. Sono piuttosto i sentimenti che incidono sulla ragione. Non si pu partire solo dalla ragione, o dalla conoscenza, quando si fa una scelta.
O non fu piuttosto il bisogno di cercare un’altra religione, ora che quella cattolica era perduta? Questo un discorso che ho gi fatto una volta col suo compagno Pajetta.
La differenza tra me e lei, egregio onorevole, che lei crede al Paradiso e all’Inferno. E io no. Gli dissi cos e lui rispose che ero una ragazza senza religione. Assolutamente no. Non fu la ricerca di un’altra religione. E poi non si possono far paragoni tra me e Giancarlo Pajetta. Sebbene gli anni tra me e lui non siano moltissimi, io appartengo a un’altra generazione politica. Lui ha fatto il carcere, io no.
E qual , oggi, il suo atteggiamento di fronte alla religione cattolica?
questo: che io non sono anticlericale. So che, spesso, chi stato profondamente religioso e poi comunista, diventa anticlericale. Io no. Nessuno pu accusarmi di essere anticlericale, neanche di avere atteggiamenti negativi nei riguardi dei cattolici: proprio perch sono stata cattolica, ho vissuto tra i cattolici, e so che v’ in loro una grande forza. Non parlo di forza politica, badi: quella lo sanno tutti che c’. Parlo di forza morale. I cattolici sono qualcosa che conta, il pensiero cattolico qualcosa che conta… Strano, mi sembra di coglier come un rammarico, un qualche rimpianto. No. Per i cattolici io non provo n rammarico, n rimpianto, n critica: perch me ne sono liberata fino in fondo. Dico solo che i cattolici non li considero nemici. Li considero solo avversari sul piano politico. Non ho alcun genere di odio per loro. Ho solo una gran passione per le mie idee. Se faccio un comizio contro i democristiani, ce la metto tutta: ma non mi sognerei mai di odiare uno di loro.
Non tutti i comunisti la pensano cos.
Siamo un partito molto liberale.
Lasciamo perdere. E parliamo di altre cose: per esempio della sua carriera politica. Se non sbaglio lei fu eletta subito dopo la guerra quando aveva appena ventisei anni: era la pi giovane deputatessa dopo la fiorentina Kiki Mattei. Eravate molte, a quel tempo. Come mai ora siete cos poche, e cos meno battagliere?
Non siamo poche, siamo pi di allora: solo che siamo ancora quelle della Resistenza, di nuove non ce ne sono molte. Questo un grosso problema politico: l’interesse per i loro diritti, allora cos acceso, ora si sta affievolendo. Forse perch noi donne siamo troppo imbarazzate, troppo timide, non abbastanza ambiziose. La politica anche una gara, l’ambizione anche una spinta per lottare: e questo nelle donne non c’. Forse vero che le donne sono ancora un gradino inferiore agli uomini. Oddio: inferiore una parola brutta. Diciamo piuttosto che non abbiamo ancora la scioltezza, il peso, la misura, la capacit di giudizio degli uomini. Anche se le donne oggi sono assai progredite, non si possono annullare tanti secoli di inferiorit in nemmen venti anni. In Russia, no. L ci sono riuscite meglio di noi. Sono pi libere, le donne russe. Pi autonome: capaci di considerare con la stessa importanza il lavoro e la famiglia.
mai stata in America?
No, e mi piacerebbe moltissimo andarci. Moltissimo. Ma non mi danno il visto e… la stessa storia del divorzio. Quando una cosa impossibile averla, io non la cerco nemmeno. Insomma: perch espormi al rifiuto di un’ambasciata? Eppure non so cosa pagherei per andare in America, sa? Io sono convinta che i popoli si capiscono solo vivendoci insieme. Io adoro viaggiare. E l’America… E dov’ stata, allora? stata a Parigi? stata a Londra? Sono stata in Russia diverse volte. Sono stata in Polonia, in Cecoslovacchia, in Svizzera. Una volta, per pochissimi giorni, sono stata anche in Germania Occidentale: un viaggio turistico attraverso la Foresta Nera. Bella, eh? Se non fosse per quei volti che abbiamo visto qui, quella parlata rauca e secca, questa loro difesa del passato o questo loro non parlare del passato come se possedessero ancora lo spirito del passato… La Russia mi ha interessato moltissimo, vi ho conosciuto tanta gente. Stalin, per esempio: due anni prima che morisse. Un uomo vecchio, non antipatico, con un certo fascino. Krusciov invece ha una tale carica di simpatia, una personalit cos diversa, cos viva: un trascinatore. S, Krusciov l’ho visto molte volte. Sarei curiosa di conoscere anche Kennedy. Mi sembra simpatico. Almeno fisicamente. E vorrei andare a Parigi. Quanto mi piacerebbe. Togliatti, che stato esule a Parigi, innamorato di quella citt. Ne conosce ogni angolo, me ne parla spesso. Ma per ora non ci vado. Il motivo per cui non ci vado no, non glielo dico perch personalissimo, senn lo scrive. Certo il mio desiderio pi vivo, andare a Parigi.
Si divertirebbe a Parigi: una citt per le donne, piena di mille sciocchezze. Non crede che si divertirebbe ad assistere a una sfilata di moda, a comprare un bel cappellino: non la interessano queste cose?
Vede, quando io parlo di Parigi penso piuttosto alla cultura francese, a ci che stata ed ancora per noi. Le sfilate di moda… Certo, un bel vestito mi piace, sto un po’ dietro alla moda. Ma i vestiti son sempre belli addosso alle indossatrici, io sono cos grossa. Pi che essere una donna elegante, vede, m’importa essere una donna correttamente vestita. Per questo son sempre in grigio, in nero, in marrone: mi sfogo soltanto coi foulard colorati. Certo… andare a Parigi… potrei comprare un bel foulard di Herms. Ma un cappellino! A lei, s, quel cappellino sta bene: lo approvo. Ma a me! Mi ci vede col cappellino? E cos per i gioielli. Se lei mi chiede Le piacciono i gioielli? rispondo s, certo, mi piacciono le cose belle. Ma di qui a fare follie… No, via: non ne vale la pena. E non perch una donna che fa la politica ed la compagna di Togliatti sia una specie di monaca: perch io son fatta cos. Non sono mica una vamp.
NON AVEVO IL DOVERE DI METTERE AL MONDO UN FIGLIO CHE DOVESSE SFIDARE LE LEGGI DI QUESTA SOCIETA’. MA IO IL CORAGGIO L’AVREI AVUTO
E cosa ne pensa, allora, delle vamp? Della Loren, della Lollobrigida, della Bardot. Le conosce? Va a vederle al cinema?
S, certo. Al cinema ci vado con Togliatti: lui ci si diverte, sia pure con un certo distacco. Con Togliatti, per esempio, ho visto la Monroe: in quel film con Montand, come si chiama? Lei s che m’era simpatica, piaceva anche a lui, aveva una tale carica umana… Quanto alla Bardot, ho visto anche lei, in un film dove lei era vestita da paracadutista, faceva la guerra, o qualcosa del genere. C’era anche Togliatti. Per mi sembra che siano un po’… come dire? un po’… Insomma, ho letto quel saggio di Simone de Beauvoir sulla Bardot. Lei l’ha difesa, l’ha presentata come espressione della libert della donna, o di una libert, quella del sesso… Non mi ha convinto molto, sa? Io direi che le vamp esprimono qualcosa di abbondantemente negativo: l’esaltazione degli attributi sessuali, insomma. L’intelligenza, anche in una donna, conta di pi: non le pare? Voglio dire insomma che sono…
Che sono il simbolo di qualcosa che le dispiace.
Esatto: il simbolo di qualcosa che mi dispiace molto.
E se diventasse ricca? Mi dica: se per una ragione qualsiasi le capitasse di diventar miliardaria, s’ mai chiesta come si comporterebbe? Mi spiego meglio: si terrebbe i miliardi? Cambierebbe idee?
Certo che me li terrei. Che dovrei farne? Buttarli via? E perch? Cosa risolverei a buttarli via? Le sorti del mondo? Quanto alle idee, mi creda: investono talmente la mia vita, tutta la mia concezione del mondo. Non le cambierei mai, mai: nemmeno per mille miliardi. Nel mio partito vi sono anche comunisti ricchi. Non per questo sono cattivi comunisti.
Io non credo ai comunisti ricchi. troppo comodo predicar contro una societ che sfrutta gli altri nello stesso momento in cui si sfruttano gli altri. Dire: Ah, che vergogna! E poi star con quelli di cui si dice vergogna. Il comunismo dei ricchi, io credo, sempre un fatto snobistico, una posa facile. Si fa presto a predicar la rinuncia quando la rinuncia improbabile. I comunisti ricchi sono bugiardi.
Senta: lei pensa davvero al comunismo come a una setta religiosa, a una Chiesa: ma niente meno monaco di un comunista, mi creda. Essere ricchi non impedisce davvero d’essere comunisti. Con questa teoria lei di un materialismo folle. Io invece nego, nego questo materialismo, dico che le idee valgono pi del denaro. E poich le idee valgono pi del denaro, a cosa serve che un comunista ricco dia via il suo denaro? A cambiare la societ? la societ che permette la ricchezza che dev’essere distrutta, non la ricchezza. A cosa serve passare dalla parte degli sfruttati? Ad abolire lo sfruttamento?! No. A me basta che siano pronti a battersi per cambiare una societ che permette lo sfruttamento. E se un ricco disposto a battersi per abolire anche il suo sfruttamento, non posso chiedergli questo: diventare povero.
LA MIA SCELTA POLITICA E’ STATA DETTATA DAL SENTIMENTO: E’ DURO PORTARE LO STESSO CAPPOTTO RICAVATO DA QUELLO DEL PADRE PER OTTO ANNI, DAI 15 AI 23
Lei proprio, irrimediabilmente, una donna politica. Ma non le viene mai la voglia di piantar Montecitorio e questo ufficio e questi libri e mandar tutto in malora?
No, mai. La politica la mia passione, la mia vita. Io ci credo.
Vede? Avevo ragione io. Lei crede ancora al Paradiso e all’Inferno. Che beffa quando io, senza tessera, mi trover all’Inferno e lei, con la tessera, in Paradiso. La prego, onorevole Iotti: preghi per me.
RIPRODUZIONE RISERVATA
“La compagna di Togliatti”, Roma, dicembre 1962, in Oriana Fallaci, “Gli antipatici”, Rizzoli 1963. Propriet letteraria riservata 2024 Mondadori Libri S.p.A., Milano / BUR Rizzoli Prima edizione Rizzoli 1963 Prima edizione BUR 2009 Prima edizione Best BUR settembre 2014
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3 febbraio 2024 (modifica il 3 febbraio 2024 | 15:14)
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