C’è stato un lungo periodo della Terra in cui sembra non essere avvenuto (quasi) nulla

Il "boring billion" è stato probabilmente uno dei periodi geologici più tranquilli del nostro pianeta, in cui perfino l'evoluzione sembrò rallentareSiamo abituati a pensare alla Terra come a un pianeta estremamente dinamico e costantemente afflitto da diversi…

Siamo abituati a pensare alla Terra come a un pianeta estremamente dinamico e costantemente afflitto da diversi fattori climatici ed ambientali. Terremoti, eruzioni, impatti con i meteoriti, ma anche le maree e l’evoluzione degli esseri viventi ne hanno cambiato il volto.

Sembra impossibile che sia esistito un momento storico in cui sul nostro pianeta non crescevano le montagne, non c’erano terremoti e perfino la vita aveva cominciato a nascondersi, rallentando la propria evoluzione e i suoi effetti sugli elementi non abiotici.

Eppure un momento simile sembra essere esistito davvero e in inglese viene definito “Boring billion”, poiché durò circa un miliardo di anni e fu estremamente noioso, dal punto di vista scientifico e geologico.

Come affermano i diversi geologi e i biologi che hanno cercato di scandagliare la storia della Terra, durante questo periodo, che avvenne da 1,8 a 0,8 miliardi di anni fa, il nostro pianeta era una landa desolata, in cui la vita (ancora reclusa negli oceani) procedette lentamente nell’evolvere l’organizzazione multicellulare, mentre le placche tettoniche sembrarono arrestare i loro movimenti, azzerando del tutto la crescita delle montagne.

Visto che oggi le placche tettoniche sono numerose ed estremamente mobili, gli scienziati hanno cercato per anni di capire cosa avvenne alla Terra in quegli anni e cosa la spinse a cambiare improvvisamente “comportamento”, dopo i miliardi tumultuosi precedenti, e proprio per raggiungere questo obiettivo, qualche anno fa alcuni scienziati hanno intrapreso un nuovo studio, poi pubblicato su Science, dal titolo “Orogenic quiescence in Earth’s middle age”.

A permettere a questo team di comprendere meglio quello che avvenne, furono i cristalli di zircone, che oltre ad essere fra i minerali più antichi della Terra sono anche il prodotto dell’impatto dei meteoriti. Essi solitamente vengono usati per datare le rocce e tra l’altro hanno consentito agli astronomi di capire l’età esatta della Luna.

“Abbiamo sfruttato le anomalie di europio presenti in alcuni di questi cristalli per tracciare i processi di formazione delle montagne durante il miliardo noioso” si legge nell’abstract dello studio, che ha preso in esame alcune rocce estratte dalle montagne del Tibet. “Siamo stati così in grado di dimostrare che lo spessore medio della crosta continentale è variata notevolmente nel corso del tempo seguendo un ritmo di diversi miliardi di anni. I valori maggiori di spessore si sono registrati negli Eoni Archeano e Fanerozoico. Al contrario, agli inizi del Proterozoico si osserva un continuo decremento nello spessore della crosta, che lasciò sostanzialmente i continenti privi di montagne fino alla fine dell’Eone”. Ciò portò gli ecosistemi marini a ricevere meno sostanze nutritive, andando così a bloccare lo sviluppo della vita unicellulare.

Cosa portò tuttavia la Terra a bloccare lo sviluppo delle montagne? Secondo gli scienziati, fu tutta colpa del longevo supercontinente Nuna-Rodinia, che dopo essersi formato non solo vincolò il movimento delle placche tettoniche – come quando si completa un puzzle poggiando tutte le tessere – ma alterò la struttura termica del mantello e indebolì la litosfera continentale.

Questa prolungata quiescenza orogenica potrebbe aver determinato una carestia protratta negli ambienti oceanici e uno stallo nella evoluzione della vita in quello che definiamo Medioevo della Terra” concludono gli scienziati, spiegando anche che la vita continuò comunque a sopravvivere e a compiere dei piccoli passi evolutivi in avanti grazie all’attività vulcanica sottomarina.

C’è però di più. A causa del supercontinente Rodinia, che rimase intatto per quasi mezzo miliardo di anni, al di sotto della crosta terrestre si accumulò una quantità davvero elevata di calore e di rocce fuse, che non potevano sostenere catene montuose molto alte e pesanti.Le montagne bisognano difatti di rocce solide e fredde, alla base, altrimenti rischiano di sprofondare. In breve, la Terra diventò liscia e ricca di sedimenti e le terre emerse si appiattirono, rischiando di scomparire più volte sotto l’azione combinata dei flutti e dei fenomeni atmosferici.

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