DAGOSTORIA
Estratti da “Il secolo ebraico”, di Yuri Slezkine (ed. Neri pozza)
EBREI, I PRIMI MODERNI
il secolo ebraico DI Yuri Slezkine
“In un’epoca di nomadismo terziario, gli ebrei divennero il popolo eletto in virtù del fatto che erano diventati i moderni da prendere a modello… In Europa e poi nelle altre parti tutti dovettero diventare, come gli ebrei: mobili, eruditi, agili di mente, flessibili nell’occupazione e circondati da estranei.
Il nuovo mondo moderno si fondava sulla ricerca della ricchezza e del sapere, due percorsi professionali aperti al talento, proprio come nello shtetl o nel ghetto…Fra i requisiti necessari per farne parte rientravano il nomadismo terziario, lo sprezzo costante delle convenzioni imperanti, un forte senso della superiorità morale rispetto alla società ospitante e il rifiuto di tutti gli obblighi al di fuori di quelli di parentela.
Ebrei e protestanti è una metafora adeguata in più di un senso, dal momento che erano i modi per essere persone di successo nella moderna economia. La strada europea conteneva entrambi i percorsi- familistico e individualista- fin da principio: mentre gli ebrei, in particolare, si affidavano alle loro competenze di tribù coesa composta di stranieri di professione, i protestanti e i loro imitatori edificarono la loro città sopra un Monte, introducendo il calcolo economico nella comunità morale.
Dopo Max Weber si è dato per assodato che il capitalismo moderno nasce sulle rovine del comunismo tribale proprio della fratellanza ebraica. Gli ebrei non avevano il monopolio sul familismo, ovviamente, ma non c’è dubbio che il loro successo imprenditoriale fosse dovuto al fatto che essi univano in sé la caratteristica di essere solidali verso l’interno con lo status di stranieri verso l’esterno.
Per metterla in modo diverso, gli europei imitarono gli ebrei non solo nell’essere moderni ma anche nell’essere antichi. La dolorosa trasformazione degli europei in ebrei procedette parallelamente all’emergere degli ebrei dalla segregazione legale, rituale e sociale in cui versavano. Nella nuova società, fondata su occupazioni che in precedenza erano considerate sporche, le comunità segregate che si erano specializzate in quelle occupazioni persero la loro ragione d’essere”.
FINANZA, “LO STERCO DEL DIAVOLO”
EDMOND DE ROTHSCHILD DI GINEVRA
“La maggior parte dei grandi istituti bancari ebraici, fra cui i Rothschild, i Bleichroder, i Todesco, gli Stern, gli Oppenheim e i Seligman erano società familiari con fratelli e cugini maschi spesso sposati a cugine dislocati in diverse parti d’Europa.
Agli inizi del diciannovesimo secolo 30% delle 52 banche presenti a Berlino erano di proprietà di famiglie ebraiche; un centinaio di anni dopo molte di queste banche erano diventate società per azioni amministrate da ebrei, alcuni di loro imparentati. direttamente con il proprietario originale, oltre che gli uni con gli altri…
Nella Vienna di fine secolo erano ebrei o di origine ebraica il 40% dei direttori di banche pubbliche e tutte le banche tranne una erano amministrate da ebrei. Fra il 1873 e il 1910, all’apice del liberalismo politico, politico, la partecipazione ebraica al Consiglio di borsa viennese rimase stabile al 70% circa e a Budapest, nel 1921, 87,8% dei membri della borsa, il 91% di quelli dell’Associazione degli operatori di cambio erano ebrei, molti dei quali insigniti di un titolo nobiliare.
Il principale contributo dato dagli ebrei allo sviluppo industriale è consistito nel finanziamento e nel controllo manageriale da parte delle banche. Fra il 1908 e il 1911, in tutta quanta la Germania gli ebrei ammontavano allo 0,95% della popolazione e al 31% delle famiglie più ricche, con un rapporto di sovrarappresentati economica elitaria di 33, il più alto rispetto a qualunque altra parte, secondo W.D.Rubinstein.
EDMOND DE ROTHSCHILD DI GINEVRA
Nel 1930, il 71% circa dei contribuenti ungheresi più ricchi, con redditi che superavano i 200.000 piego, erano ebrei. Innaturalmente i Rothschild, i banchieri del mondo, nonché i re degli ebrei, erano, con ampio margine, la famiglia più benestante del XIX secolo. Il nuovo Impero germanico si fondava non solo su sangue e acciaio, come sosteneva Otto von Bismark, ma anche sull’oro e sulle competenze finanziarie, ampiamente fornita dal banchiere di Bismarck e della Germania Gerson von Bleichroder…
PROFESSIONISTI ISTRUITI
“Il denaro era uno dei mezzi di promozione, l’istruzione era l’altro. Poiché gli impieghi nell’amministrazione pubblica erano perlopiù preclusi agli ebrei, la maggior parte degli studenti ebrei si dava professioni che erano liberali, assolutamente centrali al funzionamento della società moderna: medicina, legge, giornalismo, istruzione superiore, intrattenimento e arti.
Nella Vienna fra i due secoli, il 62% degli avvocati, la metà dei medici e dei dentisti, il 45% del corpo insegnante di medicina e un quarto dell’intero corpo insegnante universitario era costituito da ebrei, così come lo era fra il 51,5 e il 63,2% dei giornalisti professionisti. Nel 1920, il 59,9% dei dottori ungheresi, il 50,6% degli avvocati, il 39,25% degli ingegneri e i chimici che lavoravano in proprio, il 34,3% dei redattori e giornalisti e il 28,6% dei musicisti si dichiaravano ebrei di religione.
Nella Polonia del periodo interbellico gli ebrei erano circa il 56% di tutti i medici che esercitavano privatamente, il 43,3% di tutti gli insegnanti, educatori privati, il 33,5% di tutti gli avvocati ai notai e il 22% di tutti i giornalisti, editori e bibliotecari… Nella Germania nell’Austria, nell’Ungheria dei primi anni del ventesimo secolo, la maggior parte dei quotidiani nazionali che non fossero specificatamente cristiani o antisemiti, aveva proprietari, amministratori, direttori e personale ebrei. Come dice Steven Beller, in un’epoca in cui la stampa era l’unico mezzo culturale o altro di comunicazione di stampa di massa, la stampa liberale era in gran parte una stampa ebraica. Lo stesso valeva per le case editrici…”
EBREI E MASSONERIA
“Per gli ebrei i primi angoli di neutralità e uguaglianza di questo tipo furono le logge massoniche, i cui membri dovevano aderire a quella religione su cui concordavano tutti gli uomini, lasciando a se stessi le loro opinioni personali.
La maggior parte dei mecenati nei caffè letterari viennesi pare fosse ebraica- come lo erano molti degli artisti, le cui invenzioni essi giudicavano. Il modernismo dell’Europa centrale in particolare deve un bel po’ alla creatività degli ebrei emancipati. Almeno 5 dei 9 premi Nobel vinti da cittadini tedeschi durante gli anni di Weimar andarono a scienziati di origine ebraica e uno di loro, Albert Einstein, andò a raggiungere Rothschild fra le icone dell’epoca moderna”.
LA CULTURA
“Per entrare a far parte della aristocrazia liberale bisognava acquisire una nuova istruzione laica e delle competenze professionali. E questo è esattamente ciò che, come gruppo, fecero gli ebrei – con un’intensità e un fervore degni di una yeshiva e con un successo tale da indurre un gran timore reverenziale, altrettanto risentimento.
Il padre di Gustav Mahler leggeva i filosofi francesi quando non vendeva liquori, il padre di Karl Popper traduceva Orazio quando non esercitava la professione di avvocato e il nonno di Victor Adler divideva il suo tempo fra l’ebraismo eterodosso e l’Illuminismo europeo.
I padri ebrei laicizzati – inflessibile o indulgenti banchieri come il padre di Luckas o merciai come il padre di Kafka, fecero del loro meglio per tirar su uomini liberi, cosmopoliti: senza padri. Nessuno lo capì meglio di Sigmund Freud e Karl Marx…. Una delle voci più canoniche di questa rivoluzione fu quella di Franz Kafka, il quale ascriveva il padre – maledicendo – alla categoria di chi apparteneva alla generazione ebrea di transizione che da paesi relativamente religiosi si era trasferito in città…
Un altro grande poeta di sublime solitudine narcisismo fu Marcel Proust, nipote di un nonno che aveva fatto fortuna speculando in valuta estera. Come si espresse Hanna Arendt ricapitolando la sua discussione sulla ricerca da parte di Swann delle cose perdute e ritrovate: “l’ebraicità era per il singolo ebreo, allo stesso tempo una vergogna fisica e un misterioso privilegio che gli derivavano da una predestinazione razziale”… Leopold Bloom è il moderno Ognuno perché è l’Ulisse moderno, e l’Ulisse moderno non può essere che un ebreo: “ebreogreco e grecoebreo”.
O meglio, l’Ulisse moderno è un ebreo moderno. Tanto il marxismo quanto il freudismo erano religioni organizzate con le loro chiese e testi sacri. E sia Marx sia Freud erano veri messia nella misura in cui stavano al di fuori del tempo e non li si poteva giustificare a partire dai loro stessi insegnamenti. Sia Freud che Marx provenivano da famiglie ebraiche borghesi.
Quella di Freud era un poco più ebraica perché i genitori erano emigrati dalla Galizia alla Moravia, quella di Marx un poco più borghese. Il padre Hershel Levi era diventato Heinrich Marx, avvocato convinto illuminista. Qual è, per loro, il principio mondano dell’ebraismo? Il bisogno pratico, il tornaconto. Qual è il culto mondano dell’ebreo? Il vile commercio. Qual è il suo Dio mondano? Il denaro.
Orbene, l’emancipazione dal commercio e dal denaro, quindi dall’ebraismo pratico e reale. sarebbe l’autoemancipazione del nostro tempo. L’ebreo si è emancipato, emancipato in maniera ebraica non solo in quanto ha fatto sua la potenza del denaro, ma anche in quanto il denaro con lui e senza di lui è diventato una potenza mondiale: e lo spirito pratico dell’ebreo è diventato lo spirito pratico dei popoli cristiani. Gli ebrei si sono emancipati nella misura in cui i cristiani si sono ebraicizzati”.
rosa luxemburg karl liebknecht
EBREI E RIVOLUZIONE
“Per quanto riguarda le insurrezioni comuniste del 1919, i leader spartachisti a Berlino comprendevano Rosa Luxemburg, Leo Jogishes e Paul Levi… Della Repubblica sovietica bavarese (dopo il 13 Aprile) vi erano Eugen Levine e almeno 7 altri Commissari del popolo ebrei. E il regime rivoluzionario di Bela Khun in Ungheria era composto quasi esclusivamente di giovani ebrei.
Fra le due guerre, gli ebrei continuarono ad avere un ruolo preminente nel partito socialdemocratico della Repubblica di Weimar, specialmente in funzione di giornalisti, teorici, insegnanti, propagandisti e parlamentari. Gli intellettuali di sinistra più influenti nella Germania di Weimar appartenevano alla cosiddetta scuola di Francoforte, i cui esponenti principali Teodor Adorno, Walter Benjamin, Eric From, Max Horkheimer, Leo Lowenthal, Herbert Marcuse provenivano tutti da famiglie ebraiche borghesi…
L’età della rivoluzione è un’età ebraica, perché gli ebrei possiedono questa qualità, somma: di essere irrequieti, di non trovar posto nelle realtà del tempo; di adoperarsi per evadere, di considerare ogni status quo e ogni dea opprimente prigione. O meglio, Marx e Trotsky sono per la politica, quel che Schoenberg e Einstein sono per le arti e per le scienze.
Quale che fosse la relazione fra ebraismo e marxismo, grandi quantità di ebrei sembravano d’accordo con Marx ancor prima di aver letto una sola riga di ciò che aveva scritto. L’emancipazione dal commercio e dal denaro, quindi dall’ebraismo pratico reale sarebbe stata l’auto emancipazione del nostro tempo. Secondo Hanna Arendt gli ebrei erano dichiaratamente l’unico elemento intereuropeo in un’Europa di Stati nazionali. Erano anche gli unici veri moderni in Europa o in ogni caso spettacolarmente bravi a essere moderni.
Ma la modernità senza nazionalismo equivale a freddo capitalismo. E il freddo capitalismo da solo e stando a tanti europei, una cosa cattiva. Come si espresse Marx: la chimerica nazionalità dell’ebreo e la nazionalità del commerciante e specialmente dell’uomo d’affari.
L’emancipazione sociale dell’ebreo e l’emancipazione della società dall’ebraismo… Agli inizi del XX secolo la maggior parte degli ebrei d’Europa viveva nell’impero russo, dove costituiva il 4% circa della popolazione.
A Odessa nel 1887 gli ebrei possedevano il 35% delle fabbriche dove si raggiungeva il 57% della produttività d tutte le fabbriche considerate nel complesso. Nel 1900 metà dei mercanti della Gilda cittadina erano ebrei. Nel 1910 il 90% di tutte le esportazioni di grano erano in mano a ditte ebraiche. Quel che caratterizzava l’economia ebraica era il tasso elevato di innovazione, standardizzazione, specializzazione e diversificazione. Quando nel 1879 aprì il primo ginnasio classico a Nikolajeva si iscrissero 105 ebrei e 38 cristiani…
Più in alto ci si spostava nel sistema educativo russo, che era in piena espansione, più alta era la percentuale di ebrei e più spettacolare il loro trionfo. Nel 1886 erano ebrei più del 40% degli studenti di giurisprudenza, di medicina nelle università di Odessa e di Karkhiv. Nella globalità dell’impero, nel 1889 gli ebrei ammontavano al 14% di tutti gli avvocati abilitati e al 43% dei praticanti avvocati…
ASCESA DEGLI EBREI NELLE ARTI
“Altrettanto impressionante e diffuso nel contesto europeo fu l’ingresso degli ebrei nella cultura alta. La commercializzazione del mercato dell’intrattenimento e la creazione di istituzioni culturali nazionali trasformarono una specialità tradizionalmente mercuriale in una professione elitaria e in un potente strumento per la creazione di miti moderni. I fratelli Rubinstein fondarono la società musicale russa ed entrambi i conservatori di Mosca e di San Pietroburgo; le sorelle Gneisin crearono la prima scuola musicale russa per bambini, e l’insegnante di violino di Odessa
PS. Stoljarski aveva rifornito di bambini prodigio le sale da concerto di tutto il mondo. Da Odessa erano venuti fuori El’mna, Zimbalist, Gabrilovic e anche Heifetz. Nelle anime di quegli scriccioli dalle grosse teste azzurre viveva una possente armonia e molti di loro diventarono virtuosi di fama mondiale.
Ancor più notevole fu il successo di alcuni rampolli della zona di residenza nel campo delle arti visive, per le quali non esisteva tradizione ebraica. Poiché i banchieri ebrei avevano assunto importanza come patroni delle arti, i volti ebraici assunsero importanza nella ritrattistica russa. Ma molto più importanti, sotto ogni aspetto, furono gli artisti ebrei, o meglio gli artisti russi di origine ebraica.
Leonid Pasternak, di Odessa, era considerato, assieme a Serov, uno fra i ritrattisti più ammirati della Russia; Leon Bakst fu il principale scenografo russo; Marc Antokolskij da Vilna fu acclamato il più grande scultore russo del diciannovesimo secolo e Isaac Levitan in Lituania, divenne il più amato fra i paesaggisti russi. Le scuole d’arte di Kiev e di Vitebsk, prima della rivoluzione, produssero altrettanti celebri artisti di quanto fece Odessa…
L’ascesa degli ebrei, così notevole, fece una grande impressione sulla società russa. Tutti quanti i convenivano sul fatto che gli ebrei possedessero una particolare affinità per l’età moderna e i più erano convinti che ciò fosse male. Come scrisse a Dostoevskij nel 1879 a Pobedonoscev, il precettore e consigliere degli ultimi due zar: “hanno corroso tutto quanto ma li sostiene lo spirito del secolo”.
La maggior parte dei ribelli ebrei era d’accordo con Dostoevskij riguardo sia all’età moderna, il capitalismo, si al ruolo ebraico, la tendenza all’accumulo. Al 1888, Tolstoj era diventato un paladino delle quote di ammissione stabilite in funzione antiebraica. Nell’aprile del 1917 erano ebrei 10 membri su 24 dell’ufficio governativo del Soviet di Pietrogrado, erano ebrei tre dei 7 membri del Politburo accusati di aver guidato la sommossa di ottobre. I primi caporioni bolscevichi di Mostra e Pietrogrado furono Kamenev e Zinovi’ev…
Era proprio al vertice dell’élite culturale di Mosca e Leningrado che la presenza ebraica risultava particolarmente numerosa e, per definizione, visibile. Al primo Congresso degli scrittori sovietici, nel 1934, gli ebrei ammontavano al 19,4% di tutti i delegati. Dietro ai russi con il 34,5%. Almeno il 40% degli scrittori moscoviti rimasti uccisi durante la guerra erano ebrei.
Un gruppo di studiosi preoccupati informò il Comitato centrale del partito che l’80% dei membri del Consiglio di facoltà all’Istituto di letteratura dell’Accademia delle scienze, la casa di Puskin, erano ebrei. Il direttore dell’Agitprop Alexandrov scrisse ai segretari del Comitato centrale riguardo la situazione estremamente grave e sul fronte musicale: quasi tutti gli elementi di spicco al Bolshoi e al Conservatorio di Mosca, alla Filarmonica di Mosca e al Conservatorio di Leningrado erano non russi, e questo valeva anche per i critici musicali che ne lodavano il lavoro. I capi redattori delle sezioni culturali dei principali quotidiani favorivano i critici.
Perché La storia della musica russa era curata da un non russo? Perché c’erano così tanti ebrei fra i direttori dei teatri di Mosca, delle mostre d’arte (40%) e degli spettacoli di musica popolare (39%)? Perché fra gli 87 direttori amministratori di circo c’erano 44 ebrei, 38 russi e quattro ucraini? E che cosa dire del patriota russo, numero uno fra i giornalisti – quello di cui la madre di nome faceva Hannah? La Pravda dovesse dovette essere epurata spietatamente. Ugualmente alta fu la quota di innovatori accademici, con un seguito devoto”.
TERRA PROMESSA
“Gli Stati Uniti tenevano insieme due componenti, l’individualismo e l’assenza di radici, l’immigrazione. Era l’unico stato moderno in cui un ebreo potesse essere al tempo stesso un cittadino paritario e un ebreo. l’America offriva una piena appartenenza senza esigere una completa assimilazione. Anzi, sembrava che la filiazione a una comunità infranazionale fosse una condizione per la piena appartenenza alla nazione politica. Il Nuovo Mondo appariva simile al mondo di una volta. La Palestina e Pietrogrado no. L’America era un’utopia, dove chiunque poteva diventare un Rothschild o un Brodsky o forse un Einstein”.
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NETANYAHU ALL ASSOCIAZIONE DEGLI EBREI AMERICANI
In sostanza, secondo Yuri Slezkine, le ragioni dell’affermazione ebraica nel mondo moderno che la cultura ebraica ha plasmato sono principalmente quattro:
1) la lotta per la sopravvivenza sul versante economico, negli stealth sovraffollati aveva creato individui insolitamente attivi, elastici e determinati;
2) la seconda ragione della preminenza ebraica è stata il forte senso di solidarietà che li caratterizzava;
3) Il terzo vantaggio di cui gli ebrei godevano sugli altri popoli era il loro livello di cultura e conoscenza delle lingue;
4) è stato un vantaggio l’assenza di un’élite preesistente con cui competere o da far fuori, l’assenza di una tassa di ingresso e l’assenza ufficiale di discriminazioni al suo interno.