Il cofondatore di Palace ci parla della sua collaborazione con Gap. «Visto che figata?»

Palace e Gap cosa hanno combinato insieme? Se ripensiamo ai capi Gap negli anni '90, ci vengono subito in mente LL Cool J e il suo rap o magari ballerine e ballerini in pantaloni color cachi. Lev Tanju, cofondatore del brand Palace, riporta invece alla luce u…

A proposito della nuova generazione: la collezione Gap segna la prima incursione del brand Palace nell’abbigliamento per bambini. Le ragioni dietro a questa mossa sono tantissime. Innanzitutto, oggi più che mai lo skate è popolare tra i ragazzini delle elementari e molti dei dipendenti di Palace hanno figli che hanno bisogno di vestiti all’altezza. Soprattutto, per usare le parole di Lev Tanju: «Visto che figata? Quando vedi un bambino vestito alla perfezione, non riesci a pensare ad altro», ha dichiarato. A disposizione dei più piccini c’è anche il peluche di Jeremy the Duck, la mascotte della Palace, con in mano una G.

In vista del lancio della collaborazione fra i due brand, previsto per il 22 marzo alle 11.00 della costa atlantica USA sui siti web di Gap e Palace, GQ ha avuto modo di rivolgere a Tanju diverse domande a proposito della collaborazione con Gap, su come si possano produrre dei capi meravigliosi anche per bambini e perfino sulla rinuncia al concetto di esclusività.

GQ – Gap è un brand enorme. Cosa significa per voi una collaborazione di tale caratura?

Tanju – Senza dubbio Gap è un brand leggendario e rappresenta una parte importante della mia crescita, come quella di molti miei colleghi in Palace. Ci piace sempre fare le cose con la massima onestà e grandissimo entusiasmo. Guardavamo gli skater americani con addosso i capi Gap. Era uno stile accessibilissimo, con un ottimo rapporto qualità-prezzo. Così ce ne siamo innamorati.

Faceva parte della scena e della cultura skate anche nel Regno Unito?

Quando ero più giovane mi piaceva tantissimo il look a stelle e strisce. Guardavo con ammirazione gli skater di San Francisco, per cui anche noi ce li siamo portati dietro, in termini di stile. I vestiti erano sempre larghi e sformati. E poi avevo un sacco di giacche a vento da mettere in borsa. Faceva tutto parte del dress code.

Succede con numerosi prodotti tipici della cultura americana. Tantissimi Paesi, come il Giappone, sono in grado di rielaborare le cose prodotte negli USA e riproporle in America meglio degli originali. Perché, secondo te?

Tutto quel che facciamo significa qualcosa per noi, ma ovviamente la maggior parte delle persone è a digiuno dei riferimenti tipici dei 20 anni a Londra, del guardare i video di skateboard e cercare di vestirsi come lo skater californiano Mike Carroll. Quando ci siamo messi al tavolo per impostare la collezione, io e Gareth Skewis, l’altro cofondatore del brand Palace, eravamo seduti in una stanza e non avevamo nemmeno le foto. Ci siamo solo affidati ai nostri ricordi di giacche e pantaloni. Siamo cresciuti sullo skateboard guardando sempre gli stessi video, sul serio. E in effetti siamo andati avanti a citare personaggi tipo Scott Johnson, Mike Howe, tutta gente di San Francisco, dell’Embarcadero. Insomma, non è difficile capire perché Gap sia un brand così importante anche nella cultura skate.

Mi diverte un sacco sentir parlare del brand Gap sotto questa luce. Tanta gente associa il brand allo spot tipico degli anni ’90, quelli del Khaki Swing. Te lo ricordi?

Sì, me li ricordo tutti, ma ho guardato quella roba molto tempo dopo la sua effettiva uscita. Quando ero più giovane, mi limitavo a stare sulla tavola, leggevo le riviste di skate e mi interessava solo quel mondo. I vestiti mi piacevano già all’epoca, ma ai tempi i video di skate ispiravano i miei acquisti. Instagram non c’era ancora e il mio primo portatile risale tipo al 2008. Poi, una volta cresciuto, mi sono interessato molto di più ai dettagli. Fu allora che ho allargato i miei orizzonti e ho iniziato a guardare le cose in modo diverso.

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