Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes è il tuffo nel passato che aspettavamo | Recensione

Lo so, ci è voluto più del previsto per arrivare con la recensione di Eyuden Chronicle: Hundred Heroes, ma le ragioni dietro a questa tempistica sono numerose e tutte riconducibili a que...

Lo so, ci è voluto più del previsto per arrivare con la recensione di Eyuden Chronicle: Hundred Heroes, ma le ragioni dietro a questa tempistica sono numerose e tutte riconducibili a quelle emozioni che, per un vecchio fan di Suikoden come il sottoscritto, avrebbero finito per inquinare l’oggettività necessaria per questa analisi.

Eyuden Chronicle: Hundred Heroes, difatti, al netto di tutto quello che si è detto, e che se ne dirà eni mesi a venire, rimane uno dei titoli più importanti, almeno per gli amanti dei JRPG, di questo periodo videoludico così peculiare e movimentato. Vuoi perché a realizzarlo è stato Yoshitaka Murayama, la persona a cui dobbiamo la realizzazione della serie di Suikoden e che è venuto a mancare improvvisamente lo scorso febbraio, vuoi perché si tratta di un progetto talmente fuori dal tempo da risultare sia un seguito spirituale della celebre serie targata Konami, sia una celebrazione verso quel periodo dove gli sprite la facevano da padrone, permettendo ai giocatori di riempire con la propria fantasia le lacune di un comparto tecnico che si limitava a dare forma a storie incredibilmente complesse e affascinanti.

Fatto sta che, in una periodo dove le produzioni più peculiari passano sempre per Kickstarter, anche Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes chiese proprio ai fan del genere il supporto necessario per vedere la luce. Al timone del progetto l’iconico Murayama, accompagnato dai migliori talenti di quel periodo storico in cui Konami sapeva far palpitare i cuori degli amanti del JRPG. 

Il resto è storia. In tre ore la campagna raccoglie più fondi di quelli richiesti e, in pochi giorni, tutti gli stretch goals vennero raggiunti, portando Rabbit & Bear Studios a chiudersi in un ermetico silenzio per sviluppare il gioco. La Suikoden-mania, però, riesplose fra gli amanti del genere, portando Konami ad annunciare una remastered dei primi due capitoli che, però, non raggiunse mai gli scaffali dei negozi e generando una palpabile attesa per la nuova opera di Yoshitaka Murayama.


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Una scrittura quasi impeccabile

Nel 2024, finalmente, Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes vede la luce e, al netto del turbinio di emozioni generato dalla scomparsa del suo creatore e dal fatto che l’opera sprizza, effettivamente, Suikoden da tutti i pori, riesce a mantenere le promesse, omaggiando i JRPG del passato con tutti i pregi, e i difetti, di una decisione di questo genere.

Tirare le somme in merito a Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes non è troppo complesso, se però si tiene conto di cosa voglia essere questo progetto. Spogliandolo del suo nome, e ignorando le ovvi diversità dei protagonisti e dell’universo di gioco, è a tutti gli effetti un nuovo capitolo di Suikoden, che potrebbe essere tranquillamente collocato temporalmente in seguito ai primi due, storici, episodi della saga.

Dopo una sessantina di ore di gioco spese con l’ultima opera di Murayama, e un ripassino doveroso ai primi due episodi della serie di Konami, non si può ignorare che le dinamiche di gioco, il gameplay e la progressione del comparto narrativo, ripercorrono pedissequamente quella struttura che rese immortali Suiokoden e Suiokden 2.

Tutto questo, però, rende Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes un’opera peculiare, al limite dell’autoriale, che al netto di tutti gli aspetti positivi, risulterà indigesta ai giocatori moderni e, per certi versi, anche a chi ha adorato i primi Suikoden. La narrazione è indubbiamente scorrevole, i dialoghi sono sempre frizzanti e l’adattamento in italiano, sorpresa sorpresa, si è rivelato molto solido sotto tutti i punti di vista.

Quello che, invece, funziona meno è il protagonista Nowa, il quale risulta eccessivamente stereotipato e, per certi versi, persino estraneo al resto del cast che, invece, sorprende per l’ottima caratterizzazione a schermo. Tutti i personaggi secondari, anche quelli che appariranno per pochi secondi in seguito all’arruolamento o che se ne escono con qualche battuta a effetto nelle varie cinematiche, riescono a trasmettere qualcosa al giocatore.

Ed è proprio questa meticolosa caratterizzazione nei confronti del massiccio roster di personaggi presenti in Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes, che rende meno impattante Nowa all’interno della narrazione. 

Il protagonista della storia è il classico eroe, eletto dal popolo, che dovrà affidarsi al potere delle ancestrali lenti runiche per debellare la minaccia di un impero che vuole conquistare il mondo. Per poter salvare tutto e tutti, Nowa, dopo un prologo ritmato e ricco di momenti davvero altissimi, inizierà a girovagare in cerca di alleati che lo aiutino nella sua missione disperata. Come da prassi, tutta questa parte della storia, risulta maggiormente compassata e votata al presentare al giocatore i vari personaggi che affiancheranno Nowa nel suo viaggio.

Il problema è che proprio in questa corposa porzione di Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes, che ricopre tutta la parte centrale dell’avventura, Nowa si mostra per quello che é: un protagonista per nulla indimenticabile. Un difetto? Si e no, visto che alla fine dei conti offrirgli una caratterizzazione troppo marcata avrebbe reso decisamente più complesso giustificare determinate scelte che vengono completamente lasciate nelle mani del giocatore, però è indubbio che se si viene tentati dall’intraprendere l’arco narrativo degli altri due protagonisti, qualcosa di più poteva essere fatto in termini di scrittura.

Come vi anticipavo, però, non si tratta di un vero e proprio difetto. I due protagonisti che affiancano Nowa, di cui non vin anticipo nulla per evitarvi spiacevoli anticipazioni, sono scritti magistralmente e, considerando che al termine dell’avventura rimane ancora spazio di manovra per espandere le loro rispettive storie, non sorprende che Rabbit & Bear Studios stia lavorando a dei DLC dedicati proprio a questi due personaggi.

Prima che ve lo domandiate, non paragonerò il comparto narrativo di Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes  a quello di qualsivoglia Suikoden realizzato da Murayama, seppure in numerose volte l’ultima opera di Rabbit & Bear Studios ne ripercorre alcuni pattern narrativi in maniera identica. Farlo non avrebbe senso, sono passati troppi anni hanno lasciato memorie differenti a ognuno di noi.

Quello che, però, posso dire è che al netto di una parte centrale meno dinamica (per quanto ricolma di personaggi ben caratterizzati), la storia di Eiyuden Chronicle presenta una parte iniziale, e una finale, incredibilmente solide, un mondo di gioco realizzato in maniera certosina e un roster di personaggi incredibile, dove gli unici a spiccare meno sono proprio Nowa e l’antagonista principale dell’intera vicenda. Questi “difetti” (le virgolette sono d’obbligo), però, non mi è ancora chiaro se sono dovuti a una reale cattiva scrittura di questi personaggi o a “un’eccesso di eccellenza” nella caratterizzazione di tutto il resto.

Nel castello della mia fantasia…

Agli inizi dell’avventura, Nowa e i suoi compagni decidono di stabilire il loro quartier generale in un vecchio castello in rovina. Questo peculiare quartiere generale, diventerà presto il punto nevralgico delle loro attività, che potrà essere migliorato attraverso uno schema di potenziamento che rende i servizi offerti sempre più efficienti. 

Ogni nodo di questo schema migliora specifici aspetti del castello e più personaggi si uniranno ai ranghi di Nowa, più migliorie verranno rese disponibili per il castello, in una dinamica che non può non riportare alla mente una delle meccaniche più iconiche del primo Suikoden.

Ovviamente, per potenziare il castello, serviranno risorse di varia natura, oltre che personaggi capaci di realizzare le varie migliorie, tutti elementi che potranno essere reperiti in seguito a numerose ore di farming spese all’interno dei numerosi dungeon.

L’aspetto più interessante, però, è che potenziando a dovere il castello, in breve tempo ci si ritroverà fra le mani un mostro capace di divorare le ore di gioco a disposizione del giocatore, vista la quantità di mini-giochi, e di attività secondarie, che diventeranno disponibili.

A tutto questo, inoltre, si aggiunge un dettaglio che farà la gioia degli amanti del collezionismo più sfrenato, ovvero una gestione del reclutamento degli alleati analogo a quella di una collezione di figurine, rendendo la ricerca di nuove reclute un ulteriore aspetto cardine dell’esperienza finale.

Insomma, descritto così Eiyuden Chronicle sembra un sogno che diventa realtà per gli amanti dei JRPG degli anni 90 e, a tutti gli effetti, lo sarebbe anche se non fosse per via di un costante dualismo fra vecchio e nuovo, fortemente voluto dagli sviluppatori.

Provo a spiegarmi meglio facendovi un esempio: le risorse trasportabili sono limitate per scelta, così come i checkpoint all’interno dei dungeon sono distanziati per rendere più “old school” l’esperienza finale offerta dal gioco; queste due decisioni, però, stridono con una presenza ridotta di combattimenti casuali proprio all’interno dei dungeon, una scelta che se da un lato vuole abbracciare i giocatori moderni, dall’altro rende molto meno “tesa” l’atmosfera, restituendo giusto un pelo di frustrazione quando ci si ritrova con poche risorse prima dello scontro con un boss.

Questo è solo uno dei tanti piccoli esempi che potrei farvi per spiegarvi come mai, Eiyuden Chronicle, non riesca sempre a offrire un’esperienza ancorata completamente al passato, rischiando in numerosi frangenti di rendere meno “autoriale” l’opera, limitandosi a farla apparire “fuori dal tempo”.

Un peccato se si considera che senza queste sbavature Eiyuden Chronicle sarebbe stato un perfetto esempio di JRPG d’annata, un titolo decisamente non per tutti ma indubbiamente con un carattere preciso. Così, invece, tocca la perfezione solo con la punta delle dita, perdendo parte del suo ammaliante fascino.

Combattimenti strategici spiccatamente nostalgici

Per quanto si combatta “poco”, dove per poco si intende che gli scontri casuali sono inferiori alla media proposta dai JRPG degli anni 80 e 90, ogni battaglia in Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes è offre una pletora di opzioni sempre diverse e interessanti.

Ognuno di personaggi giocabili è ben differenziato, garantendo delle fondamenta solide e capaci di offrire un elevato livello di strategia, ma non appena si inizia a mettere mano al sistema di rune in dotazione a ogni combattente, si apre un mondo fatto di incantesimi elementali, tecniche di attacco, azioni difensive, bonus passivi e attributi di vario genere, che offrono un’infinità di soluzioni, e di sinergie, che abbracciano praticamente ogni stile di gioco.

Gli scontri sono complessi e richiedono sempre una buon grado di strategia per essere portati a termine con successo. Non ci sono battaglie facili, nemmeno quelle casuali possono essere prese alla leggera, però le ricompense sono sempre ottime e in grado di fornire il giusto senso di appagamento, e di progressione, necessari per non risultare mai “difficili senza ragion d’essere”. I nemici, infine, offrono sempre una sfida appagante, mostrando un’intelligenza artificiale ben bilanciata, agguerrita il giusto e mai scorretta. 

Torna il sistema di Skill Point (praticamente identico a quello presente in Suikoden) che permette di far eseguire degli attacchi molto potenti, o le devastanti combo eroe, tramite l’utilizzo di questi peculiari punti che, come da tradizione, dovranno essere gestiti in maniera intelligente per poter sfruttare queste offensive incredibilmente efficaci, nei momenti più proficui per portare a casa la vittoria.

In linea di massima l’intero combat system di Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes risulta facile da apprendere ma complesso da padroneggiare, al punto che i tutorial presenti non si perdono più di tanto nel fornire spiegazioni eccessive, vista l’immediatezza dei fondamentali. 

Anche in questo caso, però, ci sono alcune sbavature che non permettono a questo aspetto di aspirare alla perfezione. Alcune automazioni a disposizione del giocatore, così come alcuni exploit pensati per rendere più accessibili alcune boss fight, sembrano state introdotte per semplificare la vita ai neofiti, risultando una forzatura poco necessaria e, per certi versi, poco utile.

Allo stesso modo, per quanto gli scontri presi individualmente risultino sempre bilanciati, la decisione di creare delle sezioni artificialmente complesse (dove numerosi boss si susseguono senza possibilità di far recuperare la propria squadra), va a intaccare quel minuzioso lavoro di bilanciamento realizzato dagli sviluppatori.

Infine, la presenza dei duelli tête-à-tête, e delle battaglie campali fra eserciti, non aggiunge niente di interessante all’economia generale del gioco, limitandosi a proporre due tipologie di scontri dall’alto tasso scenografico ma poco interessanti sotto praticamente qualsiasi altro aspetto.

Stilisticamente perfetto

C’è ben poco da appuntare al comparto tecnico, e artistico, di Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes. Tutto è esattamente al posto giusto, così come ogni singolo sprite riesce perfettamente a restituire le sensazioni che si provavano giocando su di un vecchio, e pesante, tubo catodico nel bel mezzo degli anni 90.

Le animazioni sono perfettamente in linea con lo spirito dell’epoca, gli sprite sono artisticamente ineccepibili, le animazioni di quest’ultimi, specialmente durante gli scontri, sono magistrali e ogni elemento dell’opera di Rabbit & Bear Studios si presenta come un costante palleggio fra vecchio e nuovo, al punto che anche quelle che sembrano evidenti sbavature tecniche, non si capisce se siano scelte volute per rimanere fedeli a un importante passato. 

Volendo proprio muovere una critica al comparto artistico, si potrebbe appuntare il fatto che gli ottimi brani che compongono la colonna sonora si ripetano un po’ troppo spesso durante l’avventura, ma d’altronde bisogna sempre ricordarsi che, al netto dei nomi importanti che ci hanno lavorato, si tratta comunque di un piccolo studio che ha realizzato un’opera di dimensioni, e di una qualità, impressionanti.

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