Fa un effetto straniante vedere in azione Assassin’s Creed Shadows. Il primo sguardo al panorama di Tamba in primavera, col vento che accarezza i petali di ciliegio e i villici impegnati nelle loro mansioni quotidiane, regala uno scorcio di pittorica bellezza. Yasuke si muove con passo lento, appesantito dall’armatura. È colossale, se rapportato agli abitanti della cittadina che si inchinano al suo passaggio, in segno di riverenza. D’altronde, porta sulle sue spalle straniere l’onere e l’onore di essere un Samurai. Parla tra sé e sé, lamentando la corruzione che invade quelle terre, e sostenendo energicamente la necessità di liberarsene. Tutt’intorno il popolo lavora, si stupisce nel vederlo passare, gli chiede aiuto. Yasuke risponde, sguaina la lama, combatte i soprusi, massacra i nemici.
Assassin’s Creed Shadows è piuttosto ammirevole da osservare: dettagliato, denso di vita, suggestivo come solo il Giappone sa essere. Tuttavia è straniante perché, per quanto appariscente appaia, all’inizio non sembra nemmeno un Assassin’s Creed. Yasuke è il personaggio più possente mai creato per la serie: si muove in maniera diversa in confronto agli altri assassini, con maggiore lentezza, più ferocia. L’agilità lascia spazio alla forza bruta. Persino rispetto al corso intrapreso con Origins e culminato con Valhalla (lontani dalle radici della serie), Shadows dà l’impressione di possedere un altro DNA, quasi del tutto inedito. Almeno finché non arriva Naoe.
Yasuke: ovvero, come ti frantumo la colonna vertebrale con un Kanabo
È esplicativo il fatto che Ubisoft abbia iniziato la presentazione a porte chiuse di Shadows mostrando Yasuke intento a brandire un Kanabo. Crediamo sia stato un modo esplicito per evidenziare sin da subito l’unicità del guerriero. Il Samurai ha tenuto momentaneamente la Katana al riposo, lasciando che a parlare fosse la gigantesca mazza, le cui punte di metallo hanno spaccato i crani di quei poveri stolti che hanno osato ostacolargli il cammino.
Con Yasuke gli scontri sono violentissimi, tra teste che saltano, costole spappolate e colonne vertebrali frantumate nell’abbraccio mortale del Kanabo. Scagliati in ogni dove dai colpi ricevuti, gli avversari del protagonista hanno rovesciato cesti di arance al mercato e frantumato casse, mettendo in mostra una discreta distruttibilità ambientale, almeno nello scenario in questione. È molto fisico il combattimento di Shadows, meno rapido e più focalizzato sull’uno contro uno. Si nota che ha qualcosa di diverso, in confronto non solo alla serie classica, ma anche a quella ruolistica: c’è un gioco di attese quasi tattico, che poi sfocia nella brutalità quando si para o si contrattacca l’assalto nemico.
L’esagerazione non manca neanche in questo caso, complici le ritrovate “Abilità delle armi“, che garantiscono l’accesso a mosse molto esuberanti. Il combat system trasmette una sensazione di potenza non trascurabile, e compie un passo evolutivo ulteriore dopo le prove di Valhalla e Mirage (degli scontri in quest’ultimo abbiamo parlato nel nostro speciale su Assassin’s Creed Mirage).
Con la katana il combattimento cambia in parte, si fa più rapido ed elegante ma non per questo inutilmente chiassoso. I nemici perdono pezzi di armatura, urtano contro gli elementi interattivi della scenografia, reagiscono diversamente a seconda dei colpi: non sembra quasi Assassin’s Creed, lo ribadiamo, ma non manca di fascino. Ecco, magari il collegamento mnemonico con il DNA della serie torna a galla quando si vedono avversari che gentilmente aspettano il proprio turno, oppure che restano imbambolati nel bel mezzo dei duelli. Difetti atavici che (forse ingenuamente) speriamo di veder risolti, prima o poi. Tornando alle abilità del nostro samurai, Yasuke è un assassino unico, nessuno è mai stato così “estroverso” come lui. Non si infiltra: sfonda i fusuma senza ritegno, e abbatte persino a colpi di spalla le porte di legno dei castelli. È una macchina da guerra, un ariete armato di Katana, una montagna di muscoli e destrezza con la spada. Più che un Assassino, dà l’idea di essere un esecutore irrefrenabile, che tra l’altro è in grado di usare un fucile rudimentale chiamato Teppo per eliminare i bersagli o far saltare in aria i barili esplosivi.
Altro che agire nell’ombra. I suoi movimenti più lenti e quasi pachidermici ci hanno portato a domandare al team (lo sappiamo: sembra assurdo averlo dovuto chiedere…) se Yasuke fosse effettivamente in grado di praticare il parkour. “Un pochino sì“, ci è stato risposto, “ma non certo come Naoe“.
L’assalto al castello dove si nascondeva il corrotto daimyo da eliminare è avvenuto in pieno giorno: Yasuke è entrato, ha tagliato qualche testa, e ha colpito il bersaglio inerme. Nella demo a cui abbiamo assistito, il Samurai non ha scalato nemmeno una piccola parete. Poi però è arrivata Naoe.
Naoe: ovvero, come ti ammazzo senza che nemmeno te ne accorgi
Alcune missioni sono appannaggio di un singolo personaggio, per ragioni squisitamente narrative, mentre altre (e speriamo la maggior parte) possono essere svolte da uno dei due protagonisti, a seconda delle preferenze del giocatore. L’assalto al castello del daimyo in compagnia di Naoe è completamente differente. Migliore? Dipende dai gusti (per noi, lo è…). Sicuramente è diverso.
Di notte, quella che il team definisce “la più minuta assassina della serie” sgattaiola tra i tetti di un’ampia fortezza, che ha messo in mostra le qualità di un level design ben strutturato, con un bel po’ di sbocchi, alternative e possibilità per raggiungere il medesimo obiettivo. Naoe è silenziosa, agisce nell’ombra, e sa quando trattenere la lama dalla carne degli innocenti, mettendoli invece a nanna. Si serve del suo rampino per colmare le distanze più vaste, assassina dall’alto, si nasconde nell’erba alta, trapassa i nemici senza aprire i fusuma, usa i kunai, e può spegnere le fonti di luce per generare coni d’ombra nei quali celarsi.
La sua corsa acrobatica all’insegna di capriole e virtuosismi è piacevole a vedersi e lo stesso possiamo dire di quando l’abbiamo vista immergersi in un laghetto e respirare tramite una canna di bambù. Sì, i nemici continuano le loro ronde in maniera meccanica e si fanno distrarre con facilità da piccoli rumori, ma sono le dinamiche basilari di un gioco stealth, soprattutto di un Assassin’s Creed. A differenza di Yasuke, Naoe può anche contare sull’Occhio dell’Aquila per individuare gli ostili: insomma, un approccio radicalmente opposto. Inoltre, se rischia di essere sgamata, riesce pure ad aggrapparsi al soffitto. Ecco, con Naoe Assassin’s Creed ritrova il suo spirito e poi va oltre, tramutandosi in un titolo stealth dalle meccaniche in apparenza piuttosto evolute.
Perché tutto funzioni, oltre al level design ben ponderato, ci sarà bisogno di limare una IA che, nella demo, non possedeva certo un alto quoziente intellettivo. Sarà importante a nostro avviso sfruttare le abilità inedite di Naoe non come possibilità, ma come necessità: siamo della convinzione che Shadows debba stimolarci a usare il nuovo sistema di luci dinamico e i talenti della Shinobi per massimizzare le chance di successo, dotando i nemici di pattern che non siano facilmente aggirabili sempre con i soliti, classici e ritriti approcci. Ora bisogna fare un piccolo distinguo: mentre – almeno in base a quanto visto finora – Yasuke sembra proprio allergico all’avanzamento silenzioso, Naoe non disdegna del tutto l’assalto a viso aperto. La Shinobi sa combattere, e anche bene. Lo stile del rinnovato combat system è il medesimo di quello visto con Yasuke, e a cambiare è il dinamismo dell’azione. Naoe è agilissima, usa la sua versatile Kusarigama per colpire più bersagli in una volta sola o per afferrare un nemico e avvicinarsi rapidamente a esso, ma è meno prorompente di Yasuke, e battagliare faccia a faccia risulterà un po’ più complicato. La sua corporatura può essere un vantaggio o uno svantaggio, a seconda delle situazioni. Proprio per questo è un personaggio versatile, e ci piace.
Restando in tema, l’abbiamo ammirata anche mentre combatteva con quella che ci è parsa essere una katana più corta. Con questo strumento di morte ha sferrato rapidi fendenti a un bersaglio per poi tagliargli la gola, e ha danneggiato gravemente un altro malcapitato con una mossa speciale, formata da un primo colpo caricato seguito da altri attacchi in rapida successione.
I due Assassin’s Creed
La presenza di due protagonisti non è unicamente un escamotage narrativo, o una soluzione che varia di poco il gameplay, un po’ come avveniva in Syndicate (qui la recensione di Assassin’s Creed Syndicate). Se Yasuke non apprenderà, con l’avanzare dell’avventura, almeno una piccola parte delle abilità di Naoe, vorrà dire che Shadows proporrà due esperienze ludiche agli antipodi.
Come se fossero due giochi in uno. Nessun capitolo della serie principale ha creato prima d’ora una divisione così marcata. Shadows è un ibrido insolito: Assassin’s Creed non è mai stato tanto stealth e non è mai stato tanto action. Di certo è intrigante a vedersi. Speriamo sia soddisfacente da giocare. Anche perché Ubisoft sostiene di avere molte altre carte da mostrare da qui al 15 novembre, a cominciare dal sistema di spie, passando per la componente ruolistica che ancora non ci è stata mostrata e arrivando fino all’interessantissimo sistema di stagioni e meteo dinamici.
Primavera, estate, autunno e inverno si susseguiranno nel corso del gioco, modificando l’ambientazione e influenzando il gameplay. Lo stesso può dirsi del cambiamento climatico: ne abbiamo avuto un assaggio nella demo, quando Naoe si è intrufolata nel castello del daimyo mentre dall’orizzonte si avvicinava una minacciosa tempesta.
Il vento sconquassava gli alberi, le nuvole oscuravano i raggi di sole, e nel complesso la visibilità ne risentiva. Una feature non solo bella da vedere ma anche potenzialmente capace di mutare l’approccio all’infiltrazione. Le prime ombre di Shadows hanno dunque iniziato a dissiparsi, ma non i dubbi. Quelli ancora permangono. Naoe per il momento ci convince più di Yasuke, forse perché in lei rivediamo un Assassin’s Creed che guarda al passato pur provando a evolversi. Nel Samurai c’è invece uno stile che, per ora, riteniamo possa essere di rottura totale con la tradizione. E da appassionati della serie quali siamo, anche in noi adesso c’è una specie di bipartizione: da un lato siamo un po’ perplessi, dall’altro sinceramente incuriositi.