Firmato oggi dal ministro dell’università e della ricerca Anna Maria Bernini, un accordo con la Spagna per il sostegno alla candidatura del nostro Paese alla costruzione di “Einstein Telescope” in Sardegna
Si rafforza la candidatura italiana per la costruzione di Einstein Telescope in Sardegna. Oggi, 2 luglio, il ministro dell’università e della ricerca, Anna Maria Bernini, ha firmato ad Olbia un’intesa con il vice ministro spagnolo della scienza, ricerca e innovazione, Juan Cruz Cigudosa, che prevede il sostegno della Spagna alla proposta italiana, con il nostro Paese che supporterà a sua volta la realizzazione del progetto FMIF-DONES – una sorgente di neutroni a sito unico dedicata ai materiali innovativi per la fusione nucleare, inclusa, dal 2018, nella Roadmap dell’European Strategic Forum for Research Infrastructures – da realizzare in Spagna.
L’accordo
A raccontarlo il ministro Bernini dopo la firma dell’accordo: “Si rafforza la proposta italiana di realizzare Einstein Telescope nel nostro Paese, in Sardegna, al centro del Mediterraneo. Ringrazio il viceministro Cigudosa per essere venuto a Olbia per firmarlo proprio nella Regione dove vogliamo realizzare l’infrastruttura. Il Governo sta sostenendo attivamente il progetto come dimostra l’impegno finanziario di 950 milioni già assunto nei mesi scorsi“, ha spiegato il ministro.
Aggiungendo poi: “Si tratta di una scelta strategica per un Paese che vogliamo sempre più ambizioso e attrattivo. L’Italia è leader nel mondo per la fisica e questa intesa dimostra l’altissima credibilità scientifica a livello internazionale di cui gode il nostro Paese. Questo progetto darà impulso decisivo al programma di rafforzamento dell’ecosistema della ricerca che vogliamo sempre più attrattivo“.
Che cosa è Einstein Telescope
Si tratta di uno dei principali progetti di ricerca europei con un impatto scientifico di livello mondiale. L’Italia si è candidata ad ospitarlo in Sardegna nell’area della miniera dismessa di Sos Enattos, nel Nuorese. Si tratta della grande infrastruttura sotterranea per il futuro rivelatore di onde gravitazionali di terza generazione. Il Telescopio sarà in grado di osservare un volume di universo almeno mille volte maggiore rispetto agli attuali strumenti di seconda generazione, gli interferometri LIGO negli Stati Uniti e Virgo in Italia, le cui collaborazioni scientifiche hanno osservato per la prima volta, nel 2015, le onde gravitazionali, previste cento anni prima da Albert Einstein, da cui il telescopio prende il nome.
È uno strumento che servirà a “osservare” le onde gravitazionali che arrivano sulla Terra dallo spazio profondo ma non solo. In realtà, ET, più che in osservazione, sarà in ascolto dell’universo, perché le onde gravitazionali è come se fossero la voce, l’eco dei più estremi eventi astrofisici che accadono nel cosmo, come la coalescenza di buchi neri o di stelle di neutroni, o le esplosioni di supernove.
Il progetto ET prevede la costruzione di una grande infrastruttura sotterranea che ospiterà un rivelatore di onde gravitazionali tra i 100 e i 300 metri di profondità per preservarlo in condizioni di
“silenzio”, isolandolo dalle vibrazioni prodotte sia dalle onde sismiche, sia dalle attività umane, che costituiscono quello che viene chiamato “rumore”, in quanto fonte di disturbo per le misure che ET dovrà realizzare.